Lui si definisce comunista? Toglietegli la maschera

Assodato chi avete di fronte, mettiamoci nei suoi panni. Berlusconi, è vero, non fa nulla per non farsi odiare. Il vostro interlocutore si definisce post, pre, intro, forse, un po’, comunista? Il comunismo esiste da poco più cento cinquant’anni e non si capisce ancora perché abbia avuto tanto successo in un paese con una storia ricca e millenaria come la nostra. A volte ti domandi: ma quand’è che questi si son scoperti comunisti? Lo erano da sempre senza saperlo? Poi guardi bene e scopri che per lo più, tolti i sentimenti di solidarietà e umanità (che appartengono in realtà alla tradizione socialista anziché a quella comunista), ritrovi in fondo in fondo - nelle fondamenta solide - un sentimento di invidia e rancore sociale che si trasforma spesso in vendetta. È quel sentimento che invece di proporre qualcosa di alternativo alla tua idea pensa a come fermare il tuo lavoro.

Che vede in ogni nuova opportunità un rischio, lo sfruttamento di qualcuno, un crimine non ancora ben definito (ma che a maggior ragione vale un’indagine in più!).
Il comunismo, per molti, ha vestito e coperto questa frustrazione dandole una dignità politica, un’idea sotto la quale proteggersi, una maschera di «buon viso» dietro il quale nascondere «il cattivo ghigno».

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