Luis Enrique sa cosa manca alla Roma «Fare un gol in più degli avversari»

RomaNella sfida dei musi lunghi, Luis Enrique (sopra nel tondo) sembra «tremare» meno del collega interista. Nei primi due mesi romani ha collezionato solo delusioni, ma può contare sulla fiducia della società che lo ha rassicurato dopo il ko casalingo con il Cagliari. E a blindarlo, per ora, è anche il ritardato arrivo di Franco Baldini, futuro dg giallorosso e colui che lo ha voluto fortemente nella Capitale. Se tutto andrà bene (leggi la qualificazione a Euro 2012 dell’Inghilterra nel decisivo match con il Montenegro), Baldini sarà a Trigoria per il derby di metà ottobre.
«Credo sia importante, quando si inizia un progetto e si sceglie una persona per portarlo avanti, che questa sia sostenuta. E la settimana scorsa ho ringraziato i dirigenti», ha sottolineato il tecnico asturiano. Che ha messo le mani avanti, quasi a voler rivolgere un messaggio ai suoi detrattori (che non sono pochissimi nella piazza romana): «Con la società ho una relazione molto franca e quando non crederà più in me risolveremo subito il problema. Non voglio restare aggrappato alla panchina, sono qui per passione e per fare il mio calcio. Vorrei rimanere almeno per i due anni di contratto, ma dipenderà dai risultati».
Già, i risultati. Per ora mancano sia a lui che a Gasperini. «Nel calcio non c’è pazienza - ha ammesso «Lucho» - sono i risultati che comandano e in Spagna è la stessa cosa. Anche se il mio collega è un grande allenatore, lo dimostra la sua carriera. Per quanto ci riguarda, Milano sarà un importante test per vedere se siamo cresciuti. L’Inter non ha iniziato bene la stagione come noi, ma è una squadra di livello». Contro la quale non pensa di stravolgere il suo progetto tecnico, al di là dello schieramento avversario. «Cercherò di giocare sempre con minimo tre attaccanti e in qualche partita se ne potranno vedere anche di più, le mie punte dovrebbero essere contente di avere un allenatore così», ha evidenziato l’allenatore della Roma.
Anche se al momento, uno dei grandi problemi è proprio la fatica sotto porta. «Cosa ci manca? Fare un gol più degli avversari, già questo sarebbe sufficiente», la ricetta di Luis Enrique. Che a San Siro mise piede l’ultima volta - da giocatore del Barça - in un match di Coppa dei Campioni nel 2000 (3-3 contro il Milan). Stasera, nel tridente d’attacco, l’unica certezza sembra essere Totti (alla presenza 476 in A, superato Giacinto Facchetti, e già 12 reti segnate al Meazza, di cui 5 ai nerazzurri, nel tondo sotto) che non sarà riavvicinato all’area di rigore. «Credo che la nuova posizione sia ottima per Francesco, può sia segnare che fare l’ultimo passaggio», si è affrettato a precisare il tecnico asturiano, pazienza se a molti (e forse allo stesso numero 10) piace poco. Apprezzata dal tecnico l’iniziativa del capitano di invitare tutti i compagni di squadra a cena («è stato fantastico»).


Per una maglia da titolare scalpitano Borini e Borriello, ma difficilmente Luis Enrique boccerà sia Bojan che Osvaldo. «In campo metterò sempre l’undici che ritengo migliore», la chiosa del tecnico. Che fa aumentare l’incertezza.

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