Luisi, da New York alla Lanterna per dirigere l’orchestra di «Pagliacci»

Luisi, da New York alla Lanterna per dirigere l’orchestra di «Pagliacci»

Se venerdì al Carlo Felice i riflettori erano tutti puntati su Franco Zeffirelli, ieri mattina è toccato al maestro Fabio Luisi. Il direttore d’orchestra, genovese e direttore principale al Metropolitan di New York, ha infatti presentato ai piani alti del torrione l’opera Pagliacci, di Ruggero Leoncavallo, che inaugura la stagione lirica 2011 e che andrà in scena stasera (ore 20.30) con repliche fino a domenica 17 aprile. Con la regia di Zeffirelli, appunto, che a recita conclusa riceverà dal Sindaco Marta Vincenzi il Grifo d’oro. E la curiosità sta tutta lì: come sono i Pagliacci di Zeffirelli? «Lo spettacolo è di quelli che lasciano il segno - ha affermato entusiasta Luisi - io ho sete di queste realizzazioni, così forti, così pregnanti, che fanno ritrovare sul palcoscenico uno squarcio di vita. Questi pagliacci sono coloratissimi, vivaci e poi visceralmente tristi, in una parola, umani fino al midollo». Opera verista per eccellenza, Pagliacci è truce, una storia di amore e folle gelosia ambientata in un desolato ed assolato paese della Calabria. Zeffirelli mette in scena bambini, gentaglia, delinquenti, attori, prostitute, marinai e persino asini e cani. Un brulicare di vita vissuta, respirata, gridata.
Opera adatta a tutti, ragazzi compresi? «Tutte le opere sono da consigliare - continua Luisi - l’opera lirica è meravigliosa, affascinante, così come lo è il teatro, con il suo rapporto così intimo e diretto con il pubblico. I ragazzi devono conoscere il teatro, perché è parte indissolubile della nostra cultura, ma anche perché immancabilmente si divertono, sognano, si incantano. Portate i vostri figli a teatro». E questa è l’eco di quel che lo stesso Zeffirelli, accalorato, aveva detto a piena voce venerdì scorso nel grand foyer del Carlo Felice. In più, aggiungiamo noi, lo spettacolo è breve, con poco più di un’ora di musica, un intervallo, alle dieci di sera tutto è bell’e che finito.

Con la ghiotta novità di un angolo gadget che propone oggettistica marchiata dal logo del teatro, il che rallegra il tutto. Ma torniamo a Luisi, a cui ormai è di rito rivolgere la ormai inflazionata domanda: come si vive all’estero la crisi dei teatri italiani, cosa ne pensano in Germania, in America? «Stupefatti». È la laconica risposta.

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