Il presidente bielorusso Aleksander Lukashenko decide di chiudere i bambini negli orfanotrofi piuttosto che mandarli in Italia: «Il consumismo corrompe le menti dei giovani». Tutta colpa del caso di Cogoleto? Non pare proprio. La strategia dichiarata dal numero uno di Belarus è ben nota nel mondo. Da tempo. Basti pensare che, già nel 2005, lambasciatore di Francia in Bielorussia, Stefan Szmelevski, dichiara allagenzia di stampa Interfax tutta la preoccupazione del suo governo per la decisione bielorussa di limitare i viaggi allestero dei bambini di Cernobyl. Anche la Francia li accoglie, infatti. Lagenzia riporta le parole di Lukashenko al parlamento di Minsk: «Vedete come ritornano cambiati i nostri bambini dallestero? Qui in Bielorussia il consumismo ha infettato la generazione dei giovani e tutta la nazione. Non abbiamo bisogno di questo metodo per crescere i bambini. Questo stile di vita deve essere allontanato per sempre e per tutti». A spada tratta la difesa dellambasciatore francese per i programmi sanitari allestero: «La gente - afferma Szelevski - vuol semplicemente aiutare i bambini, non cè politica in questo».
Se servisse una conferma della politica per i minori della Repubblica di Belarus, arriva dalleditorialista del giornale russo «Akzia», Evgeny Morozov, che nellaprile scorso scrive un articolo molto duro. Scrive Morozov: «Persino la riabilitazione dei bambini vittime della tragedia è terreno di scontri politici. In passato la maggior parte di loro veniva curata allestero a spese di chiese e associazioni umanitarie occidentali. Tuttavia Lukashenko si è reso conto recentemente della minaccia al suo potere, rappresentata da quella nuova generazione di elettori influenzati dai valori occidentali. E ha infatti condannato pubblicamente i programmi di riabilitazione in quanto considerati parte di un piano occidentale di indottrinamento che corrompe le menti dei giovani bielorussi...
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