Lula sempre più solo Anche Sampaio abbandona il partito

Amarezza del presidente per il gesto del fondatore del Pt. Ondata di dimissioni

Ci saranno meno compagni e più musi lunghi il prossimo 27 ottobre a spegnere le sessanta candeline di Luiz Inacio da Silva, detto Lula, presidente del Brasile dal 1° gennaio 2003 e sempre più arrugginito idolo sia della sinistra latinoamericana sia della scoppiettante famiglia di socialisti, postcomunisti e veterocomunisti dell’orbe terracqueo. Il muso più lungo sarà probabilmente il suo. Povero Lula, ne ha ben ragione. Lo stanno abbandonando anche gli amici più cari, i compagni della prima ora, quelli della grande avventura politica. L’ultimo della serie è il più prestigioso: Plinio de Arruda Sampaio, che il 10 marzo 1980 fondò con l’attuale presidente il Partito dos Trabalhadores (Pt), il Partito dei lavoratori. Galeotta fu la carriola di bustarelle scaricate nei cassetti del governo presieduto da Lula e in quelli del Pt. Da mesi, ormai, il vertice della sinistra brasiliana annaspa nella maleodorante melma della corruzione. E le putride acque dello scandalo non si ritirano. Anzi. Gli organi di informazione si turano il naso e sguazzano come ranocchi in questo liquame, i cui schizzi infangano il secondo più noto esponente della sinistra latinoamericana. Il primo, es claro, è Fidel Castro, il lìder maximo cubano.
Non risulta che Lula abbia preso personalmente le mazzette. A intascarle hanno provveduto i suoi collaboratori. «Ma non poteva non sapere», dicono gli accusatori. Qualcuno - Sampaio, per esempio - prende le distanze, sostenendo di non avere nulla a che spartire con gli sporchi affari. Altri, come José Dirceu, ex ministro ed ex braccio destro del presidente, affermano: «Siamo tutti responsabili». E quando dice «tutti», intende anche il capo dello Stato, pur aggiungendo che si tratta «di responsabilità politica, non materiale». L’altro giorno, con con il co-fondatore del Pt hanno preso cappello altri quattro esponenti storici del Partito dos Trabalhadores: Herlio Bicudo e i deputati Francisco Alencar, Orlando Fantazzini e Ivan Valente. Negli ultimi mesi sono circa quattrocento i dirigenti del Pt, i quali hanno stracciato la tessera del partito. L’unanime spiegazione: siamo delusi della corruzione e del corso liberista intrapreso dal presidente.

L’indice di popolarità di Lula è da grande depressione. Commentando il congedo di Sampaio e degli altri compagni, Lula ha detto: «Mi sento triste e amareggiato». Il 27 ottobre le note di «Happy Birthday» ricorderanno forse quelle di un «De profundis».

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