Patatine fritte, noccioline e piatti pronti ben salati avrebbero i giorni contati. Almeno nei menu americani. Negli Stati Uniti è guerra aperta al sodio: a combatterla sarebbe direttamente la Food and Drug Administration. Secondo il Washington Post l'Agenzia americana del farmaco sta pianificando quello che sarà uno sforzo senza precedenti per ridurre gradualmente il sale nei piatti consumati ogni giorno dai cittadini. Una riduzione che aiuterebbe a prevenire migliaia di morti nel Paese legate a ipertensione e malattie cardiovascolari. L'iniziativa - in linea con la politica della nuova amministrazione, che vede la first lady Michelle Obama impegnata in prima persona contro i cibi fast-food e per un'alimentazione più salutare - sarà lanciata nel corso del 2010, e potrebbe portare ai primi limiti legali per il quantitativo di sale ammesso negli alimenti.
In ogni caso, la rivoluzione non sarà immediata. Secondo fonti dell'Agenzia, contattate dal quotidiano, il Governo intende infatti lavorare con l'industria e gli specialisti della salute per ridurre gradualmente il sodio nei cibi nel corso degli anni, e adattare così senza traumi il palato degli americani a cibi meno saporiti. Il tutto sarebbe però ancora in fase iniziale, dal momento che l'agenzia non avrebbe ancora individuato i limiti di sodio ammissibili negli alimenti. Occorre prima di tutto analizzare salse per gli spaghetti, pane, pizza e altre migliaia di prodotti sul mercato, prima di elaborare le indicazioni per le diverse categorie di alimenti. Non solo. I cambiamenti saranno «attentamente calibrati», in modo da sfuggire al palato degli americani. «È un programma di 10 anni - spiegano le fonti - Stiamo parlando dei gusti che appartengono a un'intera generazione di persone».
Un lavoro lungo, quindi, nel quale l'Agenzia sarà assistita dal dipartimento dell'Agricoltura. Ma qual è la situazione oggi? I produttori possono usare tutto il sale che vogliono nei loro piatti, con l'unica regola di dover riportare il quantitativo sull'etichetta. Negli ultimi 30 anni, però, si sono moltiplicati gli allarmi sugli effetti dell'eccesso di sale nell'alimentazione. E questo di pari passo con l'aumento del consumo di cibi lavorati e precotti e dei pasti al ristorante. Il risultato è che la maggior parte degli adulti consuma circa due volte il quantitativo massimo giornaliero raccomandato secondo i Centers for Disease Control and Prevention.
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