Al lumicino i fondi per la cultura

Al lumicino i fondi per la cultura

(...) assunti la responsabilità civile di valorizzare con l'amministrazione il patrimonio culturale della città, di far rendere le risorse che nel corso di questi anni (con quasi 55 milioni di euro di cui solo il 16% provenienti dal bilancio comunale) sono state investite nell'ammodernamento e ampliamento delle nostre strutture.
Vedi caro Lussana che non si è trattato solo di inaugurare. Dietro c'è tanta fatica, intelligenza, passione di operatori, funzionari, curatori, di imprese. C'è anche il diverso rapporto con il privato nella gestione a cui prima accennavo ma, soprattutto, l'idea che i musei cittadini siano non solo un luogo di tutela ma anche di produzione di cultura, che tutti debbano e possano accedere indipendentemente dall'età e dal livello di istruzione. E non è forse solo un caso che in un'indagine sulla percezione dei servizi comunali musei e biblioteche si trovano al livello più alto (82,9 e 80,6) di gradimento dei cittadini. Dati che mi sembra trovino conferma nel sondaggio realizzato nel mese di novembre da Repubblica-Lavoro.
Nell'arco di questi anni siamo riusciti a mantenere costanti i trasferimenti ai teatri e alle altre istituzioni culturali riducendo ovviamente le disponibilità di spesa legate agli eventi e alle manifestazioni. Cosa di cui la città per fortuna continua ad essere ricca grazie a quella collaborazione di vero e proprio partenariato - cosa diversa dalla sponsorizzazione- con soggetti privati (imprese, fondazioni) che permettono una programmazione riconosciuta, non solo localmente, come significativa per qualità e offerta.
In questo quadro, ma potremo tornare sull'argomento, è utile sottolineare che nel 2005 Palazzo Ducale chiuderà con un sostanziale pareggio spese-entrate per le attività espositive.
Mi rendo conto di essere stato troppo lungo, e purtroppo, credo anche noioso. Molto altro ci sarebbe da dire e tanti i temi su cui confrontarci. A partire da cosa significa coinvolgimento del grande pubblico (Festival della Scienza? Le 500 mila presenze di lettori in sede nelle biblioteche? I 30mila delle serate mozartiane al Carlo Felice?) o sull'importanza di un mercato culturale che non può essere assunto come pura alternativa, sulla condivisa stima per le attività di Sabina Scerni e Vincenzo Spera ma anche spero di tanti altri che reggono le istituzioni culturali cittadine, promuovono i festival, animano il territorio, sull'indotto civile ed economico che le attività culturali generano, sui giovani, le periferie ecc.
Ma vorrei aggiungere solo tre cose. La prima: non credo che tu mi abbia mai sentito fare demagogia e non voglio farla neanche in questa occasione. La crisi fiscale dello stato pesa su tutti e credo che ogni settore del paese debba essere coinvolto nell'operazione di risanamento. Ciò che indigna, e indigna anche diecimila genovesi che hanno liberamente e al di là delle parti politiche, scritto direttamente al Presidente Berlusconi, è che questi tagli sono fatti senza strategia, senza premiare le situazioni virtuose, senza scegliere, senza un progetto. Sono tagli indiscriminati che peseranno proprio su quelle realtà come Genova che nell'arco di questi anni hanno lavorato cercando di tenere insieme qualità ed efficienza. E sono al limite. Chi non si è posto questo problema sarà paradossalmente premiato. La seconda: i tagli dello stato alla cultura si sovrappongono ai tagli agli enti locali in un circuito perverso di impoverimento e con effetto a catena sull'intero sistema. La terza: Genova ha cercato con tante contraddizioni e anche tanti successi di costruire attraverso la cultura e la rigenerazione urbana una nuova e, abbiamo visto possibile, vocazione della città a fronte della crisi dell'antico modello di sviluppo. Cultura, innovazione, ricerca, porto: la finanziaria precipita sulle opportunità e le scommesse di crescita della città. E' senza retorica, contro la nostra storia e il nostro futuro.


Caro Lussana, purtroppo non esistono soluzioni preconfezionate. Ma può rafforzarsi la capacità della città di lavorare insieme. Ne abbiamo bisogno e possiamo farlo
Con stima e simpatia
Luca Borzani
*Assessore alla Cultura
del Comune di Genova

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