Il luminare dell’urologia con la passione per la vela

da Milano

Il 20 novembre scorso, nelle ore immediatamente successive al suo ferimento e quando gli investigatori cercavano freneticamente d’individuare «il motivo» che aveva spinto qualcuno a tendergli un agguato, non ci volle molto a comprendere che i motivi, e quindi anche i potenziali assassini, potevano essere molti e diversi tra loro.
Luminare dell'urologia di fama internazionale e anche presidente della Croce Rossa milanese, il professor Edoardo Austoni è ancora un giovane medico quando diventa docente presso le Scuole di specializzazione in urologia, chirurgia generale e chirurgia d'urgenza e pronto soccorso dell'Università di Milano, mentre nel 1994 viene nominato presidente della Società Italiana di Andrologia della European Society for Male Genital Surgery e l’anno dopo diventa direttore della Divisione di Urologia dell'ospedale San Giuseppe di Milano. Un professionista sulla cresta dell’onda che ha sempre amato la vela e le sfide: ha fatto più volte la traversata dell'oceano Atlantico in solitario. I colleghi lo hanno soprannominato il «chirurgo velista».
Ma dopo averlo incensato ed essersi sperticati in lodi sul suo conto, collaboratori, famigliari, amici, pazienti, ma anche qualche semplice conoscente (ad esempio il padre del compagno di scuola di uno dei suoi figli, ndr) cominciano a far emergere prepotentemente, con le dichiarazioni rilasciate agli investigatori, l’indole scostante, il carattere impossibile, l’atteggiamento cinico e strafottente di un uomo che sembrava mostrare una particolare abilità nell’inimicarsi il prossimo.
Sul movente del suo ferimento, infatti, le ipotesi della polizia sono le più svariate: dalla vendetta di un paziente (in passato, aveva subìto minacce da persone che aveva operato), all'amante russa delusa, al collega invidioso. Un rompicapo che non si è ancora sciolto visto che la polizia ha tenuto a sottolineare che i motivi che hanno portato all’arresto di Austoni sono emersi durante le indagini sul suo tentato omicidio, ma non c’è «alcuna certezza» che siano legati al’agguato.


Intanto il suo legale, Maria Giovanni Dedola, ha tenuto a sottolineare che il suo assistito «(...) ha incassato soldi che i pazienti gli avevano offerto spontaneamente mentre lui cercava di spiegare che nulla gli era dovuto». E assicura: «Chiariremo ogni cosa».

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