La «luna di miele» tra il governatore Roberto Formigoni e la Lega Nord ha iniziato a incrinarsi prima del voto regionale della scorsa primavera. Qualche attrito di troppo nel finale di legislatura , associato al desiderio leghista di poter candidare al Pirellone il ministro Roberto Maroni, avevano indotto il governatore a valutare la possibilità di presentarsi al voto senza i lùmbard, con la convinzione (avvalorata dai sondaggi) di poter vincere ugualmente.
Le frizioni andarono aumentando nel momento in cui Formigoni propose la creazione di una propria lista ad hoc,nella quale dare ospitalità a forze riformiste esterne alla Cdl così da allargare il consenso della coalizione. Unidea bocciata sul nascere dagli uomini di Bossi che la lessero come un tentativo di ricreare una nuova forza centrista alternativa a Forza Italia. Chiesero lintervento di Berlusconi e la fecero bocciare.
Infine il caso Cè, scoppiato allinizio della nuova legislatura a seguito delle continue pretese del neo assessore leghista in ambito sanitario. Formigoni arrivò a sospenderlo per quasi 2 mesi, per poi reinserirlo dopo un lungo braccio di ferro.
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