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La lunga battaglia per salvare le giraffe dall'estinzione

Belle, eleganti e amate, ma rischiano di sopravvivere soltanto negli zoo. Il piano di un gruppo di scienziati per tutelare i mammiferi in pericolo

La lunga battaglia per salvare le giraffe dall'estinzione

La giraffa è quasi a terra. Due uomini hanno teso una grossa corda nera davanti alle sue zampe per farla inciampare. L'animale sbatte contro la corda e sembra che il piano stia funzionando quando si riprende e ricomincia a correre. Il suo corpo oscilla avanti e indietro come un cavallo a dondolo. Altre sei persone afferrano le estremità della corda e le corrono dietro, tenendosi stretti e cercando di contrapporre la loro esigua forza al suo peso. Non ci sarebbe storia se nelle vene dell'animale non scorresse il tranquillante. La giraffa rallenta, barcolla e slancia le zampe di sghembo all'indietro, ma il suo collo lungo due metri è ancora rivolto decisamente verso il cielo. Una donna le salta addosso da dietro, le atterra sul collo e con un placcaggio degno di un rugbista la trascina a terra. Le persone che l'hanno sedata e fatta cadere sono un gruppo di scienziati, veterinari e guardie forestali che studiano le giraffe nelle poche zone del mondo in cui ancora vivono.

Questi animali sono così familiari e amati da tutti che verrebbe da credere che il loro numero sia stabile e il futuro assicurato. Nessuna delle due cose è vera. Le ultime stime sullo stato delle giraffe ci dicono che negli ultimi 30 anni la popolazione in Africa è diminuita fino al 40 per cento e questo trend negativo non sembra fermarsi: attualmente sono solo circa 68mila (erano 140mila) gli esemplari rimasti liberi in natura. Ci sono almeno quattro elefanti africani per ogni giraffa, eppure continua imperterrita una sorta di discriminazione nei confronti di questo meraviglioso animale. Per gli altri, che stanno scomparendo, si moltiplicano appelli, raccolte di firme, petizioni. Per le giraffe, nulla. Silenzio assoluto. Come mai viene considerata di fatto un animale di serie B? Perché non interessa a nessuno la sua salvaguardia e la sua riproduzione? Le risposte sono diverse. Innanzitutto, la giraffa è un animale che piace molto, specie ai bambini, ma proprio per questo scatta un effetto paradossale: viene considerata sana e salva, senza pericoli. Tra l'altro ve ne sono ancora tante negli zoo e quindi, a forza di vederle, non sembrerebbe che ci sia un pericolo di estinzione. In secondo luogo, la giraffa, con quella sua particolare anatomia da animale immaginario, sette metri di altezza e la testa sempre in alto a brucare foglie di acacia, è meno reale di quanto appaia. Quasi un fantasma. Anche per gli ambientalisti più agguerriti che si occupano in modo specifico di proteggere gli animali dai soliti pericoli.

Per assicurare un futuro alle giraffe, i ricercatori hanno bisogno di alcune informazioni basilari sui loro spostamenti. Qualche risposta la danno i localizzatori gps, ma per metterne uno su una giraffa bisogna prima catturarla e atterrarla. Per anestetizzarla di solito si usa l'etorfina, un oppioide mille volte più potente della morfina, ma alcune giraffe resistono a dosi che abbatterebbero di schianto un elefante. «Vogliamo che si rialzi al più presto», spiega Sara Ferguson, veterinaria della Ong Giraffe Conservation Foundation, la donna che le è saltata addosso per stenderla a terra. Ferguson e i suoi colleghi stanno cercando di capire perché le giraffe siano in pericolo e come salvarle prima che sia troppo tardi. Stanno percorrendo le poche zone dell'Africa in cui ancora vivono, per attaccare i localizzatori a centinaia di esemplari. È un'attività divertente, ma anche pericolosa, sia per per le persone sie per le giraffe. Julian Fennessy, fondatore e direttore della Ong, è guarito solo di recente dalla frattura di tre costole e da una slogatura alla spalla che si è procurato quando era stato travolto da una giraffa che stava cadendo. «Sono gli imprevisti del mestiere - minimizza -. L'importante è fissare il localizzatore». Quando Fennessy ci pratica un foro, l'animale quasi non reagisce. Fa passare un bullone d'acciaio attraverso il pertugio e aggancia il congegno.

Si tende a dare per scontato che il maggior pericolo per le giraffe siano i bracconieri. In effetti gli uomini uccidono le giraffe con fucili, archi e lance. Incastrano le loro zampe in trappole circolari bordate di spine o punte di metallo. L'anno scorso in Uganda Sara Ferguson ha liberato decine di giraffe. «Abbiamo ripulito un'intera zona e il giorno dopo era di nuovo piena di trappole - racconta -. Diversamente dagli elefanti e dai rinoceronti, le giraffe non vengono uccise per rifornire il grande mercato internazionale illegale di parti del corpo. In paesi come il Kenya in genere vengono uccise per la loro carne, per sfamare se stessi, le famiglie e i villaggi». Ma il bracconaggio è solo uno dei molteplici pericoli: con l'espandersi degli insediamenti umani, quello della fauna selvatica si contrae, e dato che una maggior estensione di terra è dedicato all'agricoltura e all'allevamento, alle giraffe restano poche risorse. Già confinate nelle zone più aride, dovranno affrontare per via dei cambiamenti climatici stagioni dalle piogge più brevi e irregolari, oltre a periodi di siccità più intensi e prolungati. Una serie di concause che danneggiano il sistema immunitario degli animali rendendoli più vulnerabili alle malattie.

L'equipe che sta piazzando i localizzatori spera che i dati possano tornare utili. Registrare gli spostamenti delle giraffe può aiutare le organizzazioni che si occupano della conservazione della fauna selvatica a individuare le zone che richiedono una maggior protezione. «Per scongiurare l'estinzione - sottolinea Maureen Kamau, direttrice dello Smithsonian biology institute della Virginia - si deve per forza incoraggiare la loro coesistenza con gli esseri umani. Stiamo studiando percorsi per rendere la loro presenza più conveniente della loro carne. Offriremo alle popolazioni locali prestiti, costruiremo pozzi e forniremo l'opportunità di sfruttare l'ecoturismo. È un passaggio fondamentale. Altrimenti, entro trent'anni, le uniche giraffe presenti al mondo saranno quelle in cattività negli zoo.

Uno scenario orribile».

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