
Leggero, ma ricco di rimandi colti e di molteplici ambizioni. Si chiama «Titizé. A Venetian Dream» e già nel titolo contiene alcune delle indicazioni utili per anticipare lo spettacolo che sarà in scena al TAM Teatro Arcimboldi da oggi, 17 giugno, fino al 19 giugno. Titizé significa "tu sei" in dialetto veneziano contratto. La promessa del sogno veneziano è un invito allo stupore che arriva da immagini che si alternano e si succedono con un ritmo che evoca quello del sogno e grazie a dieci interpreti in scena.
Il richiamo a Venezia, oltre che all'immaginario sulla città lagunare, alla sua bellezza struggente, si radica nella Commedia dell'Arte, sia pur reinterpretata secondo codici drammaturgici nuovi e basati sulla forza della rappresentazione e della sembianza. «Titizé» arriva agli Arcimboldi dopo una tournée europea, con il successo al Théâtre 13e Art di Parigi con oltre 15.000 spettatori per un mese e una tappa a Lugano.
La regia è d'autore: Daniele Finzi Pasca è anche coreografo e attore, che tra i quaranta spettacoli che ha scritto e diretto può vantare «Corteo» nel 2005 e «Luzia» nel 2016 per il Cirque du Soleil; inoltre ha firmato la regia di 9 opere liriche e delle Cerimonie delle Olimpiadi invernali di Torino 2006 e Sochi 2014, oltre che della Fête des Vignerons 2019 in Provenza. Questa è l'ultima creazione della Compagnia Finzi Pasca, con Daniele Finzi Pasca che firma anche il disegno luci, con musiche di Maria Bonzanigo, scenografie di Hugo Gargiulo e Matteo Verlicchi, costumi di Giovanna Buzzi. Lo spettacolo è coprodotto da Teatro Stabile del Veneto in collaborazione con Gli Ipocriti Melina Balsamo.
Racconta Maria Bonzanigo, cofondatrice della Compagnia, coreografa e musicista: «Il titolo Titizé, tu sei, è stata un'intuizione per racchiudere la domanda aperta che c'è su Venezia, chi va a Venezia, chi è Venezia, questo divenire di una città che viene da una storia e che con la sua bellezza, diversità, la quantità di personalità che vi sono passate, l'influenza che si dipartiva per tutto il mondo, nonostante la sua problematica, con la sua resilienza va».
Lo spettacolo dura un'ora e 25 minuti. Continua Bonzanigo: «È fatto da tanti quadri che reinterpretano la Commedia dell'Arte seguendo l'ispirazione di Goldoni, che proponeva "la ricerca di nuovi artifici" per il teatro. Su quella linea ci si dà una grande libertà di aprire quell'arte e utilizzare non solo le maschere della Commedia dell'Arte. Ci sono richiami all'epoca marittima, ai Crociati arrivati lì per partire e che non partivano mai, con salti di tempo fino al Lido di Venezia in un sogno ad occhi aperti. Si vuole trasmettere la sensazione di una Venezia sempre in movimento, sia storico che con l'acqua che va su e giù, una Venezia che non si riesce a fissare in un'immagine unica».
Così lo show fonde la clowneria più tradizionale, il linguaggio del corpo e dell'acrobazia, mutuato dalla danza e dal circo, con l'utilizzo di macchine sceniche molto innovative. Il risultato è una spettacolarità che non si fonda sulla parola scritta o detta, anche se ne fa uso ma solo per inventare suoni, giochi di parole senza senso e però con una musicalità che aiuta lo spettatore a avventurarsi tra le immagini che gli passano davanti. Un ricorso al «grammelot» che ha come fine creare simboli e inventare ritmi che accompagnino la dimensione onirica e ironica, come si conviene alla Commedia dell'Arte.
Gli autori promettono un salto nel mondo dei Guitti, con giochi di prestidigitazione, riflessi nell'acqua, nuvole che scendono basse, il gioco del mascherarsi «che ci rimanda al velarsi per svelarsi e per poi ancora rivelarsi: i tre movimenti magici che i maghi e gli sciamani conoscono e si tramandano».
Ci sarà la notte, «le cialtronate dei buffoni, oggetti che leviteranno, acrobati che voleranno, pioggia surreale». E ancora personaggi della tradizione come Pulcinella «che in un gioco caleidoscopico saranno moltiplicati, sdoppiati, smontati e ricostruiti».