nostro inviato a New York
Quando passano i carri delle province lombarde, il poliziotto non resiste alla tentazione e tira fuori il telefonino per scattare una foto. Hillary Clinton arriva con mezz'ora di anticipo per mettersi alla testa del corteo a caccia di voti per sé e per Andrew Cuomo. Nemmeno Bloomberg, il sindaco di New York, si lascia sfuggire l'occasione. In tutta la città non c'è una stanza d'albergo disponibile. Anche quest'anno, con i soldi raccolti, centinaia di italo-americani avranno borse di studio per scuole elementari, superiori e college. Istantanee che ancor più della moltitudine di telecamere e della ressa, dimostrano il successo della grande parata sulla Fifth avenue nel giorno in cui l'America celebra Cristoforo Colombo e la gente dItalia. Grande festa dell'orgoglio tricolore, ma anche occasione per promuovere il genio, l'arte e le bellezze di una patria che la lontananza fa amare ancor di più. E Dio solo sa quanto ce n'è bisogno se la giornalista (mica la cassiera di Bloomingdale's) durante la diretta tv, intervistando la presidentessa del consiglio regionale campano Sandra Lonardo (signora Mastella) chiede candida, «Bella l'Italia, ma il Vesuvio è in Campania?». Probabilmente insospettita solo dalla pizzeria a Little Italy.
Funziona l'alchimia geopolitica che quest'anno unisce Lombardia e Campania, nord e sud, centrodestra e centrosinistra. A metterli d'accordo le stupende invenzioni dello studio Festi, quello della cerimonia d'inaugurazione dell'ultima Olimpiade. Sulla Quinta sfila la Festa della bellezza, 16 grandi carri (uno per provincia) e spettacolari tableaux viventi ispirati alla sindrome di Stendhal. «Giusto promuovere Milano e la nostra regione. Abbiamo speso poco - replica a qualche polemica di troppo il presidente della Provincia Filippo Penati -. Cerchiamo di utilizzare al meglio le risorse». Gli fa eco il vicepresidente del consiglio regionale. «Solo chi non conosce il Columbus day lo evita - assicura Enzo Lucchini -. La Lombardia è qui da molti anni, un'iniziativa importante per le nostre aziende e il nostro territorio». Massimo Zanello non dimentica le vicende della politica. «Il centrosinistra ha vinto grazie a questi italiani d'America. Chissà se qualcuno spiegherà loro quale disastrosa Finanziaria stiano preparando». In testa al corteo l'uniforme di gala di uno che di nome fa Peter, di cognome Pace. Lo strano destino di chi nel curriculum ha il Vietnam, il comando dei «marines» in Somalia, l'Iraq, l'Afghanistan e di professione fa il soldato. Anzi, per la precisione è il numero uno dell'esercito Usa.
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