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Mezzo secolo di Ac/Dc. "Il segreto del successo? Semplice, siamo onesti"

A Milano tre giorni di celebrazioni della band. Esauriti i biglietti per il concerto di Reggio Emilia. La curiosità: molti medici ascoltano "Black in black" prima di entrare in sala operatoria

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Tutto cambia, gli Ac/Dc no. Loro rimangono sempre gli stessi e suonano sempre quella roba lì, che è rock'n'roll fatto di tre accordi ma tanto ciò che conta sono i virtuosismi, l'energia, la fottuta sensazione di libertà che germoglia sotto la pioggia di watt. Roba semplice, per carità, niente di innovativo. «Nei nostri album abbiamo cambiato soltanto la copertina» ha sorriso qualche volta Angus Young che è l'unico chitarrista rock ad essere anche l'uomo immagine di un gruppo che dell'immagine se ne frega perché, alla vecchia maniera, pensa solo a scrivere belle canzoni e a suonarle bene sul palco.

Una formula oggi fuori moda che li ha trasformati in megastar di quelle vere. In ogni parte del mondo non suonano in posti più piccoli di uno stadio. Hanno il disco più venduto di sempre per una band, Back in black del 1980, oltre 50 milioni di copie e streaming incalcolabile. E c'è la fila da qui a lì di artisti che vorrebbero suonare o esibirsi con loro. Per la cronaca, ce l'hanno fatta Mick Jagger e Keith Richards dei Rolling Stones, Axl Rose dei Guns N'Roses o Steven Tyler degli Aerosmith, insomma gente con una storia alle spalle, mica il primo trapper che vuole un feat.

Sarà per questo che gli Ac/Dc non parlano quasi mai in tv, sono sui social una volta ogni tanto eppure da oggi fino a domenica 17 a Milano c'è un «Pop Up Store» che festeggia con gadget, mostre e listening session il mezzo secolo di una band cui all'inizio quasi tutti non davano più di sei mesi di vita e ora si ritrova con oltre 200 milioni di copie vendute (crescono ogni anno) e qualche miliardo di stream. Per capirci, adesso escono i primi 9 album della band in vinile color oro, autentica manna per i collezionisti.

«Sono sempre stato pieno di energia, non riesco a star seduto troppo a lungo, mi annoio a guardare la tv o a fare sempre le stesse cose» spiega Brian Johnson che è il cantante, anche se dire cantante è vagamente impreciso, visto che la sua voce roca eppure stridula è sostanzialmente un tratto distintivo, mica uno sfoggio di intonazione. A ottobre compirà 77 anni, suo padre era un sergente maggiore dell'esercito britannico che incontrò sua mamma, Ester De Luca, originaria di Rocca di Papa vicino a Roma, proprio dopo lo sbarco degli alleati ad Anzio, insomma non è più un ragazzino eppure strilla ancora come un trentenne. «Quando vedo Angus fare quelle cose sul palco, beh, mi sento sempre obbligato a far qualcosa di più» dice alludendo a uno dei chitarristi più riconoscibili di sempre, signore e signori Angus Young, nato a Glasgow ma australiano di adozione, alto 1,58, vestito sempre come uno scolaretto anche adesso a quasi 70 anni ma chissenefrega, lui è quella roba lì, guai a toccarla. «Non so perché, ma quando mi metto la divisa sono a casa mia, mi sento persino più alto» dice con la voce più sottile che ci sia.

Sul palco è inarrestabile, quando era più giovane durante i concerti doveva persino usare la bombola di ossigeno per ricaricarsi tanto era stravolto tra un assolo e l'altro. È tra i migliori chitarristi di sempre ma non importa, nessuno ha mai mescolato spettacolarità e virtuosismo così come lui, nessun chitarrista ha mai fatto così velocemente il «duck walk», una mossa resa famosa da Chuck Berry, tra l'altro uno dei suoi maestri. Perciò gli Ac/Dc oggi sono «il» simbolo di un rock senza fronzoli che trasmette energia, non ha bisogno di filtri e messaggi, è solo divertimento. «Tanti medici mi dicono: ehi lo sai che ascoltiamo Back in Black o Highway to hell per caricarci prima di entrare in sala operatoria?», sorride Brian Johnson. «Pure gli sportivi, voglio dire tutti gli sportivi, ammettono che sì, ascoltano le nostre canzoni negli spogliatoi prima di entrare in campo» conferma Angus Young che risiede in Olanda, è sposato da sempre con la stessa moglie, non si droga, non beve e ora fuma persino meno perché, insomma, non è facile suonare venticinque brani dal vivo come Thunderstruck o Hells Bells senza avere il fiatone. «Chissà perché così tanta gente ci dice che gli Ac/Dc sono la loro band della vita» si chiede Angus Young. «Perché siamo onesti e l'onestà premia sempre» gli risponde Brian Johnson.

Forse per questo i biglietti del loro concerto del 25 maggio a Campovolo di Reggio Emilia sono andati esauriti in un'oretta scarsa e c'è ancora chi smanetta sul web sperando di trovarli.

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