da Roma
Giulio Santagata sospira: «Be’, almeno quest’anno, la sinistra estrema parla con una voce sola: l’anno scorso uno rincorreva l’altro». Ma basta quella voce, nello specifico di Franco Giordano, per innescare l’ennesima scintilla nella maggioranza. Romano Prodi ha appena rilanciato la validità della formula della «collegialità», quando il segretario di Rifondazione comunista alla fine del pranzo a Palazzo Chigi annuncia: «Noi mercoledì presentiamo la nostra Finanziaria». Con dentro tasse al 20% sulle rendite finanziarie, più spesa sociale e nessuna taglio del prelievo fiscale.
Clemente Mastella e Antonio Di Pietro - che già si erano scontrati con la sinistra estrema per la partecipazione alla manifestazione del 20 ottobre - saltano sulla sedia. «Ma come?», chiede il ministro della Giustizia. «Abbiamo parlato finora di collegialità e voi mercoledì presentate la vostra Finanziaria? Allora sapete che c’è: io la mia Finanziaria la presento martedì». E fuori da Palazzo Chigi avverte: «Se non si trova la quadra sulla Finanziaria, al Senato salta tutto. Serve responsabilità».
Dopo l’annuncio di Mastella, anche gli altri leader di maggioranza anticipano che ognuno presenterà la propria Finanziaria. «È una follia», esplode Di Pietro: «Finiremo per dare all’esterno l’immagine di una maggioranza divisa su tutto». «No», lo corregge Tommaso Padoa-Schioppa. «Se tutti presentano le proprie proposte, avremo 11 leggi finanziarie. In questo modo, il problema si banalizza da solo». Undici Finanziarie, infatti, equivale a non averne nessuna. L’obbiettivo di Prodi, che nel pranzo ricorda che poi spetta a lui fare la sintesi delle diverse posizioni. Compito difficile, viste le condizioni della maggioranza.
La «Cosa rossa», per esempio, vorrebbe tenere fuori dalla Finanziaria sia il pacchetto sul welfare sia il patto di riforma previdenziale. Contro l’impostazione, alza la voce Piero Fassino: «Ma se teniamo fuori le pensioni dalla Finanziaria, vi rendete conto che resta lo scalone di Maroni? Mettere argomenti del genere fuori dalla Finanziaria vuol dire non approvarli». E tanto per marcare la differenza, Mastella è favorevole ad entrambi gli interventi nella manovra.
Santagata prova a mediare. «Il protocollo sul welfare - dice il ministro per l’Attuazione del programma - sarà parte integrante della Finanziaria. Si tratta ancora di decidere se sarà un collegato o entrerà direttamente nella Finanziaria».
Con un particolare. È ormai proibito varare disegni di legge collegati alla Finanziaria. Si possono presentare solo quelli «ordinamentali» (che non hanno effetto sui saldi); ed entro il 15 novembre. Mentre sia il protocollo sul welfare sia la riforma delle pensioni hanno effetto sui saldi.
Nello specifico della manovra, Padoa-Schioppa rimane abbottonato in attesa di ricevere i consigli di tagli dai diversi colleghi di governo. Più tardi circola l’ipotesi che potrebbe ammontare fra i 12 ed i 14 miliardi grazie al buon andamento tendenziale delle entrate. Per Palazzo Chigi, comunque, è prematuro fare cifre.
Durante il pranzo, però, illustra il Libro Verde sulla spesa pubblica, e Mastella sbuffa: la Giustizia è indicata come un capitolo dove è possibile ottenere risparmi. «Quel libretto verde di Mao - commenta il leader dell’Udeur - dice che la spesa è aumentata del 190% dagli anni Novanta? E che c’entro io: solo lì appena da un anno. Eppoi vediamo...».
Antonello Soro, in rappresentanza di Rutelli, è convinto che la Margherita otterrà una riduzione dell’Ici sulla prima casa.
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