L'Unità tira per la giacca la Marcegaglia. Ma lei gela tutti: "Non firmo l'appello"

Emma Marcegaglia firmataria dell’appello femminista anti-Berlusconi lanciato dall’Unità? Il mondo politico e finanziario italiano si è interrogato silenziosamente per circa un’ora sulla sortita del presidente di Confindustria. Solo un’ora, però. Perché prontamente Viale dell’Astronomia ha smentito firma e adesione al manifesto di Concita De Gregorio.
«Non l’ho firmato e non lo condivido», ha dichiarato aggiungendo che «c’è stato un misunderstanding, pensavo di firmare il manifesto per l’Agenzia per le pari opportunità, di cui avevo letto qualcosa sul Messaggero». E invece due giorni fa a Milano la firma del presidente è finita sul documento sbagliato.
Probabilmente è andata così. Lunedì scorso alla Casa della Cultura, noto ritrovo dell’intellighentia sinistrorsa meneghina, la leader degli imprenditori ha partecipato alla presentazione di un libro sulle riflessioni personali della segretaria della Cgil tessili. Nell’occasione erano presenti anche il numero uno cigiellino Susanna Camusso e il segretario Pd Bersani. E così nella confusione, giacché l’evento s’è trasformato nella solita kermesse anti-Cav, dovrebbe essere avvenuta l’incomprensione, il misunderstanding per l’appunto.
E il quotidiano ex-diessino ora democratico ha aggiunto alla lista il nome di Marcegaglia che s’è ritrovata in compagnia non solo di Camusso e del capogruppo dei senatori Pd Anna Finocchiaro, ma anche di tutto il côté femminista lesto a indignarsi quando i pm spiano dal buco della serratura del Cavaliere. Non mancavano, infatti, Lidia Ravera, Barbara Pollastrini, Valeria Golino, Maria Rita Parsi. Insomma, tutte quelle intellettuali (incluse le finiane Perina e Germontani) che in programmi tipo Parla con me o Le invasioni barbariche vengono invitate dalle conduttrici per spiegare perché l’impegno politico e sociale al femminile. Marcegaglia non sarebbe stata sola perché ha firmato anche Evelina Christillin, moglie del presidente Telecom Gabriele Galateri.
Eppure in quel convegno lei s’era premurata di non dare nessun giudizio né etico né estetico trincerandosi dietro il solito «il Paese ha bisogno di un governo che governi». Certo, va detto che alcune battute non aiutano a comprendere il Marcegaglia-pensiero.

«Il problema delle donne parte da quando sono bambine con i cartoni animati che le rappresentano come oche o streghe», ha detto ieri aggiungendo di aver obbligato la figlia vedere per dieci volte dieci Mulan, l’eroina disneyana vera nemesi di Ruby Rubacuori. Ma va bene così: per una volta non s’è parlato della Confindustria che perde pezzi (Fiat in primis) o del piano editoriale del Sole24Ore. In quei casi, non ci possono essere misunderstanding.

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