Poster, coppe, vecchie foto. La cameretta di Arturo sembra quella di un ragazzo qualsiasi poco più che ventenne. E anche la casa, quella di famiglia in pieno centro di Casalmaggiore, provincia di Cremona, non è certo la reggia di un sultano. Eppure Arturo di cognome fa Lupoli e non è un giovincello come tutti gli altri. Ce lo ricorda una targa ufficiale della Football Association (premio come miglior rivelazione della Coppa d'Inghilterra nel 2006): lui è una giovane promessa del calcio italiano.
O almeno lo era. Perché la sua stella nell'olimpo degli dei pallonari sembra essersi offuscata. Papà Adamo, impiegato del fisco, ha qualche rimpianto. «Fosse rimasto in Inghilterra
». Ma i tempi dell'Arsenal sono ormai lontani. Lupoli, 22 anni, oggi gioca in serie B. Con Antenucci (altro giovane di prospettiva) e il gigante Bernacci guida l'attacco dell'Ascoli verso una tranquilla salvezza. Sei gol in campionato, pur non partendo sempre dal primo minuto. Tutte reti pesanti. Anche se sgambettare al Cino Del Duca non è come correre all'Emirates Stadium.
Arturo arriva a Londra ancora 17enne, dopo aver collezionato valanghe di gol nelle giovanili del Parma in coppia con l'altro enfant prodige emigrato oltremanica, Giuseppe Rossi. Un trasferimento che fa scalpore. «Scrissero che era immorale e che la famiglia lo aveva venduto per soldi. Ma la verità è che al Parma non era per nulla apprezzato. Altrimenti non sarebbe mai andato via», ricorda papà Adamo. All'Arsenal Arturo matura presto. Wenger lo aggrega alla squadra riserve, dove segna a raffica. Così arriva presto il debutto in prima squadra, al fianco di mostri come Henry, Bergkamp e via dicendo. E poi, già l'anno successivo, addirittura l'esordio da titolare, in una fredda serata nel vecchio e affascinante Highbury. Carling cup, l'Arsenal elimina l'Everton, Lupoli infila la rete dei Toffees ben due volte. Scoppia la Lupoli-mania. Tifosi e club lo amano. Lui in campo è talento puro. Viene anche convocato nella Nazionale under 21 per l'amichevole con il Lussemburgo. E naturalmente segna. Il suo futuro sembra più roseo che mai.
Ma nel 2007 ecco la svolta. I suoi procuratori sono stufi di vederlo in Inghilterra. Vogliono riportarlo in Italia a tutti i costi. Arturo è titubante. L'Arsenal crede in lui, gli offre un rinnovo da più di 600mila euro a stagione. Ma la famiglia e la fidanzata sono a Casalmaggiore. Si lascia convincere e approda alla Fiorentina in scadenza di contratto. «Il più grosso errore della sua vita - commenta papà -. All'Arsenal hanno un'organizzazione incredibile. L'ambiente ideale per un giovane».
A Firenze Lupoli finisce presto nel dimenticatoio. Non gioca mai. È ignorato dall'allenatore e i tifosi gli rimproverano di essere pagato troppo. «Su siti e giornali leggevo che io avrei preteso soldi per portare mio figlio in maglia viola. Ci rimasi malissimo. Tutte menzogne».
Lupoli viene girato in prestito. Prima al Treviso, poi al Norwich e allo Sheffield. Qualche lampo di genio, molte delusioni. Sembra che nessuno creda più in lui. Intanto cambia procuratori. «I suoi ex agenti al posto di tutelarlo gli hanno rovinato la carriera». Frasi forti. Ma il signor Lupoli non è uno che parla a vanvera. Tanto che in giugno porterà i vecchi procuratori del figlio davanti alla corte di Cremona.
Arturo affida la procura ad Alessandro Moggi («un galantuomo», garantisce Adamo).
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