Laura Verlicchi
da Milano
Il lusso come pedagogia estetica. Un concetto audace, quello emerso dallosservatorio Altagamma sui mercati mondiali, ma indubbiamente affascinante.
Come lo sono i 200 grandi marchi che lanno scorso hanno alimentato un business mondiale da 134 miliardi di euro, in crescita del 5% sul 2003, segnando finalmente - come afferma il rapporto realizzato con Bain&Company - la fine della stagnazione seguita all11 settembre. E ancor più lo sono le 56 imprese tutte italiane associate ad Altagamma, che nel 2005 hanno accresciuto i loro fatturati del 10%, quasi il 50 per cento in più dellandamento della domanda mondiale dei prodotti di fascia alta, che è stimato al 7 per cento.
Un successo superiore alle previsioni dinizio anno, tanto da spingere a interrogarsi sulla sua origine, in una tavola rotonda a Palazzo Mezzanotte, i signori del lusso, da Leonardo Ferragamo a Vittorio Missoni, dal presidente di Sportswear Carlo Rivetti allad di Valentino Michele Norsa.
E proprio questultimo ha gettato il sasso nello stagno: «I nuovi consumatori del lusso - ha detto, riferendosi ai mercati emergenti e trainanti, in testa la Cina che continua a crescere a tassi del 50-70% - non sono persone sofisticate. Anzi, sono un porozzi. Basta mettere il marchio su prodotti accessibili, come gli accessori, e li hai catturati. Però sono tanti: milioni di clienti nuovi, ogni anno. Gli analisti lo sanno bene, e proprio per questo attribuiscono valore alle nostre imprese. E anche noi dobbiamo fare i conti con questa realtà».
Sapendo però che può cambiare, e anche rapidamente: Armando Branchini, segretario di Altagamma, ha ricordato che 25 anni fa, quando il mercato del lusso muoveva i primi passi, anche i clienti italiani ed europei, per non parlare di americani e giapponesi, si potevano considerare rozzi, «ma hanno imparato in fretta, fin troppo».
Lo confermano Missoni e Ferragamo, pionieri dei mercati orientali, sottolineando il ruolo di educazione al gusto svolto ormai da tempo dal made in Italy in Cina, e ora in India, nuova grande opportunità.
Il mercato del lusso è in buona salute, dunque: ma, come ha ricordato Rivetti, «siamo aziende italiane, ma non il sistema Italia».
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