Danzano con le polemiche persino sui cadaveri. "Maroni assassino", scrive il deputato dell’Idv. "Tragedia evitabile", proclama la Caritas e Repubblica ci aggiunge: "Eliminare il reato di clandestinità". Come se ad annegare quei disperati fra le onde fosse stata una legge del governo Berlusconi, la volontà di Bossi,l’egoismo padano di qualche sindaco della Val Brembana. I giornali trasudano di un compiacimento masochistico, un’assurda fustigazione di penne col cilicio addosso: la tragedia è avvenuta in acque di Malta? Chi se ne importa, non ve lo svela nessuno. La Stampa titola in prima pagina «Strage al largo di Lampedusa », Repubblica spara a caratteri cubitali «Il mare di Lampedusa si trasforma in un inferno », il Corriere se la cava con «Ecatombe sulla rotta per l’Italia ». Ci fosse qualcuno che, anche solo per amor di precisione, provasse a spiegare che Malta non è ancora stata annessa all’Italia. Ci fosse qualcuno che, anche solo per amor di geografia, provasse a pubblicare una cartina. Macché: non c’è spazio per la geografia,certi giorni, non c’è spazio per le cartine. Al massimo per i cartelli: «Maroni assassino». Come se fosse uno Zapatero qualunque che spara ai barconi. Sono gonfie di dolore e indignazione le penne col cilicio del nostro giornalismo autolesionista. Si riempiono di lacrime con titoli a effetto sui corpi dei bambini, lo strazio dei padri, i superstiti «che sembrano zombie» e poi scaricano tutto sul groppone del governo, come se l’origine della tragedia fosse lì, soltanto lì, nient’altro che lì, fra il Viminale e palazzo Chigi, magari una puntata a palazzo Grazioli. Come se fossero stati Maroni e Berlusconi a costringere questi poveretti a partire, stipati come acciughe, in più di 300 su gusci di noce che al massimo possono portare 20 persone. Come se fossero stati loro a sfidare il mare per sfuggire la guerra, a incoraggiare le partenze, magari pure a mettersi alla guida del barcone, Maroni al timone e Berlusconi ai remi. Come se fossero stati loro a impedire alle autorità di Malta di intervenire nelle acque territoriali maltesi, a ordinargli di non muovere il loro mediterraneo fondoschiena nemmeno davanti all’orrore di bambini inghiottiti dal mare. Maroni assassino? Italia assassina? Ancora una volta rischia di uscire una rappresentazione della realtà che è esattamente l’opposto della realtà. Perché, in questa vicenda, tutti possono essere in qualche modo accusati di essere assassini. Tutti, tranne noi italiani. Sono sicuramente assassini i mercanti di morte che organizzano questi viaggi disperati. Sono sicuramente assassini gli scafisti che nel momento critico hanno spento i motori, per non farsi prendere, e in questo modo hanno sbilanciato mortalmente il barcone. Sono sicuramente assassini gli agenti del governo libico che non stanno facendo niente per fermare l’esodo della morte, ma anzi lo incoraggiano trasformando gli immigrati ( bimbi compresi) in bombe umane pronte a saltare in aria sulle onde. E sono sicuramente un po’ assassini anche i governanti maltesi che prendono ricchi contributi dall’Europa per controllare una porzione ampia di Mediterraneo, ma poi, quando devono intervenire per evitare un naufragio, col piffero che lo fanno. Al massimo si limitano a telefonare, con eccessiva calma, al Comando generale della Marina militare di Roma, dimostrando di avere le idee un po’ confuse sulla differenza che passa tra essere un’isola con sovranità nazionale ed essere la dépendance di un call center. Tutti possono essere definiti assassini, meno gli italiani. È evidente dalla cronaca della notte di tragedia: gli italiani raccolgono la chiamata, mandano una motovedetta fuori dalle acque nazionali, dove non dovrebbe nemmeno avventurarsi, si sostituiscono agli irresponsabili che governano quella cabina della Sip galleggiante chiamata Malta, evitano di speronare chicchessia (quella, si sa, era una specialità dei tempi di D’Alema) e cercano di salvare più persone che possono. È andata così. E dunque? «Tragedia evitabile », come dice la Caritas? Certo: ma gli unici che hanno cercato davvero di evitarla siamo stati proprio noi. E allora: perché chiamarci assassini? Pazienza se lo fanno gli altri, pazienza se lo fanno i libici senza scrupoli, pazienza se lo fa la sciagurata Europa. Ma noi? Perché insultarci pure da soli, quando non lo meritiamo? Quale turpe baco si nasconde nel nostro cervello? Perché tanto spirito di insensata autoflagellazione? Non capisco.
Zapatero sparava sugli immigrati ed era molto chic, la sinistra applaudiva. Noi invece gli immigrati siamo gli unici che cerchiamo di salvarli e siamo «assassini». Chissà perché «assassini »: l’unica cosa che stiamo davvero uccidendo con le nostre mani, mi pare, è il buon senso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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