Macchina della verità per scovare le spie della Casa Bianca

Saranno interrogati i supervisori dei funzionari indagati. E una delle società coinvolte fa capo a un consigliere di Obama

Macchina della verità per scovare le spie della Casa Bianca

Ai tempi del Watergate, Gola Profonda aveva scelto due giovani cronisti della Washington Post, Bob Woodward e Carl Bernstein, per alimentare l’inchiesta che costrinse il presidente Nixon alle dimissioni. Oggi il Post, arranca. Da due giorni il quotidiano più letto della capitale è il Washington Times, che è molto meno autorevole, molto più profilato (è decisamente schierato a destra ed è posseduto dalla setta del reverendo Sun Myung Moon), ma straordinariamente informato sulla vicenda dei dossier segreti di Barack Obama, John McCain, Hillary Clinton violati al Dipartimento di Stato.
Giovedì era stato un suo cronista a far scoppiare il caso, chiedendo al governo Usa se fossero vere le voci di intrusioni nei file allegati alle procedure per ottenere il passaporto. Ieri ha svelato nuovi dettagli. Uno è velenoso: uno dei tre funzionari coinvolti nella vicenda è un dipendente di The Analysis Corporation (Tac), una grande società di consulenza che da anni lavora con le autorità statunitensi e che è specializzata nell’automazione dei dati e nell’antiterrorismo. E chi è il presidente della Tac? John O. Brennan, un nome pesantissimo. Ex numero due della Cia, ex presidente dell’Intelligence and National security Alliance (un influente centro studi sui problemi della sicurezza), ex capo della Cia in Medio Oriente. E da qualche settimana consigliere per la politica estera di Barack Obama, ovvero del candidato i cui file sono stati ispezionati tre volte e che ha reagito con maggior veemenza alla notizia, gridando al complotto.
Da notare che gli altri due collaboratori a contratto sono stati licenziati, quello della Tac invece no, sebbene sia l’unico ad aver aperto anche il file di McCain; dunque due dossier anziché uno, ovvero quelli dei due candidati che sono considerati meno vicini all’establishment. Ce n’è abbastanza per alimentare le voci e i sospetti.
È in questo clima che il Washington Times ha pubblicato il secondo scoop: gli inquirenti incaricati da Condoleezza Rice di «fare piena luce su questo caso» - l’ispettore generale del ministero William E. Todd e l’investigatore James B. Burch - hanno deciso di ricorrere alla macchina della verità. Curiosamente, però, non saranno i tre funzionari a essere sottoposti al test, bensì i loro supervisori, che non hanno avvertito il vertice del Dipartimento di Stato dopo che il sistema d’allarme aveva segnalato l’intrusione. Perché hanno insabbiato la notizia? Per distrazione, pigrizia, inavvertenza o per motivazioni politiche?
Il governo americano non crede alla trappola politica ed è persuaso che i tre colpevoli abbiano agito per semplice curiosità. I due licenziati appartenevano a un’altra grande società di consulenza, la Stanley Inc, che da 15 anni si occupa delle pratiche dei passaporti, e che proprio pochi giorni fa ha ottenuto il rinnovo del mandato per 570 milioni di dollari. Un dettaglio che ha riaperto la polemica sui servizi pubblici che in America vengono appaltati all’esterno. Si calcola che addirittura il 50% delle attività di spionaggio e controspionaggio non venga svolta dalla Cia e dalle altre agenzie federali. Tutto questo è giusto e garantisce la sicurezza del Paese? si sono chiesti ieri molti commentatori, a dir la verità più sui blog, che sui media ufficiali. Ieri è emerso che un quarto funzionario ha tentato di entrare nel file di Hillary Clinton, ma il fatto è avvenuto durante un’esercitazione e l’apprendista non avrebbe fatto a tempo ad aprirlo.
Intanto una nuova polemica scuote il Partito democratico. Bill Clinton ha rilanciato i sospetti sullo scarso patriottismo di Obama, dichiarando che i duellanti per la presidenza dovrebbero essere sua moglie e McCain «due candidati che amano questo Paese».

Gli ha risposto l’ex generale e ora copresidente dello staff elettorale del senatore dell’Illinois, Tony McPeak accusando l’ex presidente di maccartismo. Un’accusa pesante che sottintende una caccia alle streghe, non più contro i comunisti ma contro Obama.
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