Il macchinista sotto choc: «Non ricordo nulla»

Angelo Tomei interrogato dal Pm in ospedale. Per i colleghi è giovane ma esperto: «E se avesse perso il controllo, alla centrale se ne sarebbero accorti»

Alessia Marani

da Roma

«Ricordo solo quella gente che s’accalcava disperata verso l’uscita, i feriti, le stesse persone che fino a poco prima trasportavo sul mio treno». È sotto choc, ha subito un forte trauma psichico, Angelo Tomei, 32 anni, di cui cinque passati alla guida dei convogli della linea A del metrò romano. È il macchinista che ieri mattina era alla cabina di comando del Caf - il nuovo treno made in Spagna - che ha tamponato l’altro mezzo fermo in banchina. Soprattutto, è vivo per miracolo. «Praticamente illeso», spiega la moglie in lacrime, che non lo perde di vista nemmeno per un minuto nella sala visita del Policlinico Casilino, alla periferia Est della Capitale, dove sono stati portati i feriti meno gravi. «È spaventatissimo, ha ancora davanti agli occhi la scena del disastro», aggiunge la donna accompagnata da due amici. Al magistrato Elisabetta Ceniccola e alla polizia giudiziaria, Angelo dice di non ricordare. «È normale - afferma il dottor Adolfo Pagnanelli, primario del pronto soccorso - che il paziente che ha subito un trauma talmente grave, nelle prime ore successive ai fatti ricordi poco o nulla. Le sue condizioni fisiche, comunque, sono buone. Gli abbiamo consigliato il ricovero per un paio di giorni, rilasciando una prognosi di dieci».
Camicia celeste, pantaloni blu, Angelo si muove attorniato da sanitari e poliziotti, lo sguardo perso nel vuoto. Ha solo lievi contusioni sul volto, ha sbattuto il capo, cammina sulle proprie gambe. In Met.Ro. Tomei è entrato con il corso del ’99/2000. «Da allora - dicono i colleghi - era in regolare servizio sui mezzi. Un macchinista giovane ma esperto. Qualcosa deve non avere funzionato».
«Uomo morto», «continuo» e «discontinuo»: sono i tre sistemi di sicurezza a disposizione dei macchinisti sulla linea A. Il primo è il meccanismo per cui il conducente segnala che è «vigile» alla guida. In pratica: o tiene il piede premuto sul «pedalino», in gergo, oppure manovra con una mano il «manettino». «Se Angelo avesse avuto un malore o in qualche modo avesse perso il controllo del mezzo, dalla Dct, la Direzione centrale del traffico di Garbatella, se ne sarebbero subito accorti - aggiungono i colleghi -. Cosa che non è avvenuta». Continuo è il sistema di segnalamento «rosso-verde» nei tratti in galleria a monte del convoglio. «Col rosso - sostengono ancora i macchinisti - spesso passiamo uguale, procediamo “a vista” con l’ok della centrale.

Il problema, spesso, sui nuovi convogli sono però i radiotelefoni per i collegamenti col Dct, non sempre funzionanti». Infine il discontinuo, che implica un meccanismo a boe e di stop automatico del treno in corrispondenza delle stazioni (fermate con scambi di binari) che, tuttavia, a «Vittorio Emanuele» non c’è.

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