Il macellaio di Porta Palazzo che ha pregato per Bin Laden

In Italia da 14 anni. Per gli 007 è un ex militante di un partito clandestino armato

Alessia Marani

da Roma

Espulso anche Litayem Amor Ben Chedli, tunisino, rappresentante e tesoriere dell’associazione culturale islamica di Como. Un provvedimento emesso la scorsa settimana e di cui si apprende solo ora. L’uomo avrebbe fatto attività di proselitismo e reclutamento. Ma il Viminale, in realtà, si prepara a «mettere alla porta» anche altri fautori del Jihad. Sobillatori in nome di Allah che avrebbero fatto di moschee e centri culturali luoghi di proclami d’odio e terrore. Che in Italia mettono su piccoli «imperi» economici pronti per finanziare la lotta all’Occidente «infedele» e «corrotto». Troppo alto il rischio di attentati nello Stivale per tenere «serpi in seno». Ed eccolo, finalmente, il giro di vite promesso dal governo. «Prima il pacchetto Pisanu, ora le espulsioni - afferma Isabella Bertolini, vicepresidente dei deputati di Forza Italia -. Il governo agisce coi fatti e tutela il bene primario: ovvero la sicurezza dei suoi cittadini. Gli integralisti fanatici se ne tornino a casa e con un biglietto di sola andata. Nessuno ne sentirà la mancanza». Soddisfatto il ministro per le Riforme istituzionali e la devoluzione nonché coordinatore delle segreterie nazionali della Lega Nord, Roberto Calderoli: «Dopo le leggi, ecco i fatti concreti. Più che giusto rispedire chi predica odio a farlo nel deserto tra i cammelli. C’è solo da chiedersi quali danni l’imam marocchino abbia fatto fino a oggi. Già nel 2003, infatti, la Lega ne aveva chiesto la messa al bando».
Per Zahoor Ahmad Zargar, presidente della comunità musulmana ligure, l’espulsione di Boutcha «è una decisione sorprendente per uno stato di diritto». Per Paolo Cento, l’ambientalista alla vicepresidenza della commissione giustizia, nient’altro che «un regalo alla Lega Nord». Non si sbilancia, invece, Ali Abu Shwaima, presidente del centro culturale islamico di Segrate, a Milano. «Non ho elementi per valutare la decisione che ha portato all’espulsione di Boutcha - sostiene -. In passato lo avevamo criticato per le sue idee. Se ci sono cose che non sappiamo valuteremo». Idee integraliste che nella Torino di Boutcha, anni fa, avevano dato vita a un’autentica «guerra delle fatwa» anatemi e minacce tra opposte fazioni approdata anche in sede giudiziaria e poi conclusa consensualmente. Ora nel mirino degli 007 del ministero altri agitatori.

Personaggi «noti» ma anche provocatori nell’ombra fortemente sospettati di appoggiare la causa dei fedelissimi di Bin Laden, di dare man forte al terrorismo internazionale: da Milano a Napoli, passando per Roma e Firenze. Nomi già comparsi nei fascicoli dell’antiterrorismo e che l’Italia ha ora deciso di allontanare definitivamente.

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