A Macerata i finiani vanno col Pdl E a Napoli continua la diaspora

Futuro e Libertà in frantumi alla prova del fuoco, quella delle prossime amministrative. Più degli addii eccellenti al duo Fini&Bocchino che negli ultimi mesi si sono susseguiti, più dei ritorni di deputati e senatori alla casa madre Pdl, più dei malumori di esponenti di vertice del partito neonato e già in crisi, conta la prova delle urne. Ed è al test elettorale che, in un laboratorio politico tutto particolare qual è quello di Macerata, si realizza quello che a livello nazionale, alla luce anche dell’ultimo scontro frontale tra il premier Silvio Berlusconi e il leader Fli-presidente della Camera Gianfranco Fini sui temi della giustizia, sembra impossibile: un’alleanza tra Pdl e Fli, per le elezioni provinciali che si svolgeranno il prossimo 15 e 16 maggio.
Un caso particolare, quello di Macerata, figlio di quelle alchimie speciali che spesso si creano a livello locale nelle elezioni amministrative. Ma non un caso isolato di mal di pancia futuristi per una svolta a sinistra fortissimamente voluta dal leader e che però alla base, allo zoccolo duro cresciuto alla scuola della destra, non piace affatto. Come dimostra il caso Napoli, dove prima ha sbattuto la porta un esponente di spicco come Enzo Rivellini, e adesso annunciano l’addio i giovani di «Generazione futuro» perché, spiegano apertamente, «non vogliamo ritrovarci alleati con la sinistra».
Il “miracolo” Macerata si chiama Franco Capponi, presidente uscente e ricandidato. Capponi, eletto al primo turno nel 2009 con il 51,3 per cento e fatto fuori qualche mese fa dal Consiglio di Stato che ha annullato le precedenti elezioni accogliendo il ricorso della lista Lega autonomie municipali, è il candidato ufficiale del Pdl. E al suo fianco ci sono il Fli, sotto forma della lista Nuovo Polo per Capponi, la Lega Nord, il movimento di Magdi Cristiano Allam, Io amo l’Italia, che in terra marchigiana diventa Io amo Macerata, La Destra e la Fiamma Tricolore. Dunque, non solo Pdl e Fli stanno insieme. Ma a scoppiare è anche il Nuovo Polo che giusto ieri, a Omnibus su La7, il leader dell’Api, Francesco Rutelli, cantava come in crescita. L’Api, infatti, nel capoluogo marchigiano, sostiene il candidato del centrosinistra, Antonio Pettenari dell’Udc, che ha cambiato schieramento al volo considerato che della giunta di centrodestra uscente era, sempre in quota Udc, il vicepresidente. Un bel salto. Un ribaltone che qualche giorno fa ha fatto gridare allo scandalo il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi: «Un incredibile voltafaccia – ha tuonato – Lo stesso vicepresidente della giunta di centrodestra diventa candidato della sinistra. Una sinistra che comprende anche l’Idv e tutte le componenti più radicali che l’Udc dice di non volere come alleati. Mi sembra – ha aggiunto il ministro – che si voglia fare una prova di Santa Alleanza contro i moderati nel segno di una logica cinica che non ha nulla a che fare né con i valori né con i programmi». Un attacco rintuzzato a stretto giro dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini e dal vicepresidente del Pd Enrico Letta, che lodano il «modello Marche» da esportare a livello nazionale.
Tornando ai guai del Fli, non sono, come si diceva, limitati alle Marche. In vista delle amministrative le acque sono agitate, anzi agitatissime, anche in Campania. Questa volta a sbattere la porta in seguito alla svolta a sinistra del partito sono 50 giovani della sede partenopea di Generazione Futuro. «Purtroppo il progetto di Fli – spiegano in una nota – si è rivelato una sorta di gioco di prestigio ai danni dei cittadini e dei napoletani in particolare.

Il rischio che il partito possa ritrovarsi, di qui a pochi giorni, alleato addirittura del Pd e della sinistra è più che concreto». Un addio polemico, che segue quello al vetriolo dell’ex coordinatore campano ed eurodeputato Enzo Rivellini. Insomma, la diaspora futurista continua.

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