Cardiff - Ma no, a lei non può andare solo così così, non può essere un concerto qualunque che tanto poi si aggiusta cammin facendo. Deve essere perfetto, per Madonna, tutto deve filare liscio senza una piega perché insomma quando lei torna sul palco, tutto il mondo sta col fiato sospeso per capire come si vestirà, cosa dirà, come stupirà la regina del pop che ha prenotato lo stadio per un mese e ha provato questo concerto per 653 ore filate, non una di meno.
E così sabato sera al Millennium Stadium il debutto della sua tournée mondiale è stato una sciccheria e sapete perché? Perché anche se lei è arrivata con un'ora e mezzo di ritardo quando c'erano già i primi buuu e per la prima volta le indiscrezioni avevano anticipato tutto, persino la foggia dei suoi vestiti, persino i titoli delle ventidue canzoni, alla fine è stata una sorpresa lo stesso perché a essere nuovo è stato lo spirito sereno, voglioso di stupire ma non scioccare, di sorprendere senza turbare, in poche parole di dimostrare che è una nuova Madonna capace di conquistare senza scandalizzare perché gli scandali sono l'arma degli indifesi.
Perciò guardatela quando si aprono i due tendoni con le enormi M e quattro ballerini in frac le ballano di fronte, lei seduta sul trono, lei vestita di un bustino nero Givenchy, mentre la band suona Candy shop e il pubblico (non c'era il tutto esaurito e chissà come mai) sta col naso all'insù, si gode il palco semplice con il megaschermo pronto a bombardare video che sono forse il lato debole dell'allestimento: nessuno, neppure quello con un'innocua Britney Spears in Human nature, merita davvero l'attenzione e pazienza, tanto il vero spettacolo è davanti.
Madonna è il vero spettacolo inarrestabile.
Poco prima di salire in scena, la sua portavoce Liz Rosenberg, un donnone con gli occhi determinati, confidava che «Madonna mi ha detto che stavolta vuol far vedere a tutti chi è davvero». E forse per questo la popstar ha deciso di dividere il suo show in quattro parti - un omaggio agli anni Venti, alla New York anni 80, alle influenze latine chiamando un trio romeno e poi alla dance - e quando canta She’s not me si porta sul palco ballerine vestite come lei in passato e a ciascuna dà uno spintone, la malmena, la allontana, la offende quasi a sottolineare che she’s not me, quella non è me, non è più me. La Madonna di oggi è tutto - grande teatrante, grande atleta, grande intrattenitrice - è proprio tutto tranne che una cantante. E infatti canta pochino e spesso non si sente neppure visto che le voci delle coriste, come in Music o nella finale, ansimante Give it to me, sono molto più presenti e sta a vedere che qualche volta ci sono anche basi preregistrate e malandrine.
Ma in fondo chissenefrega.
Basta vederla nel secondo atto, quello dedicato alla sua New York degli anni Ottanta, quando inizia Into the groove e lei arriva saltando la corda come le ballerine in allenamento, esibendo un fisico a prova di bomba, secchissima e muscolosa da far impressione: nessuna, da Beyoncé a Shakira a Mariah Carey, è al suo livello perché a nessuna riesce di essere così stellare e allo stesso tempo così vicina al pubblico, quasi abbracciata. «Ne avete avuto abbastanza?» dice dopo Ray of light, prendendo una chitarra e iniziando a maltrattare Hung up fino a trasformarla in un urlo punk, uno sfogo liberatorio dopo due ore di ginnastica pop, di balli sincronizzati con i sedici ballerini, di cambi di abito (otto, durata massima di ciascun cambio: un minuto e mezzo) e pure cambi di personalità.
Ed eccola qui la nuova Madonna che non ci pensa manco più a farsi crocifiggere su di una croce di cristalli Swarovski perché è roba
del passato e qui si fa il futuro oppure meglio rimanere in Great Cumberland, nella sua casa vicino a Hyde Park, a curare il giardino e lasciare il trono nelle mani di qualcun altro.Promossa, accidenti, persino con lode.
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