La scena, almeno nelle grandi città, è più frequente di quanto si possa immaginare: una mamma, coperta dal burqa, che accompagna il figlio a scuola. E lì, davanti al cancello, ecco scatenarsi il pissi-pissi a sfondo estetico-cultura-religioso: «Ma chi è quella lì?», «Ma come si è conciata...», «Non può mica andare in giro così...». E poi, immancabile, la solita frase: «I piccoli potrebbero spaventarsi...». Ecco - quando in una discussione si tirano in mezzo i «piccoli» - quasi sempre significa che i «grandi» hanno qualche problema di coscienza. Insomma, non avendo il coraggio di dire «io» la penso così, usano i bambini come un facile paravento. In realtà, in questi casi, i bimbi non sono né «spaventati» né interessati allargomento burqa, ma semplicemente assorbono come spugne i giudizi espressi dai familiari, genitori in primis.
Un esempio? Leggiamo dalle agenzie di stampa: «Una signora marocchina ha spaventato i bambini della scuola materna di Sonnino (Latina) andando a prendere il figlio in burqa. Fra i piccoli, la donna è conosciuta come la maestra nera, dato il colore scuro dellabito che porta». Scommettiamo che la definizione «maestra nera» non è uscita dalla bocca di nessun bambino, ma rappresenta solo leco del disagio di qualche adulto. Quegli stessi adulti che - chissà perché - hanno pensato di promuovere limmancabile «raccolta di firme» per evitare che lo «scandalo» prosegua. Intanto la cosa fa già un po ridire con il sindaco del paese che ammette: «Un po di scalpore cè... Ma mi sono già messo in contatto con la dirigente della scuola in questione».
Obiettivo? «Insieme a lei lunedì prossimo incontrerò questa signora e suo marito per trovare una soluzione». Caspita, la grana sembra grossa. «Vogliamo rispettare i suoi diritti, il suo modo di vedere la vita e di comportarsi - sottolinea il primo cittadino -, ma vogliamo allo stesso tempo che siano rispettati anche i diritti dei bambini. Se i piccoli non vivono con serenità una certa situazione, credo che noi adulti possiamo trovare una soluzione per venire incontro alle esigenze di tutti». Poi un finale ecumenico: «Non vorremo sembrare intolleranti, ma nemmeno questa donna deve esserlo verso di noi e verso il nostro modo di vivere. Non penso che levare il burqa per dieci minuti sarebbe unumiliazione così grave».
Le mamme, alla riunione di lunedì, ci andranno con le idee chiare: «Un buon compromesso potrebbe essere quello di mostrare almeno il volto allinterno dei locali della scuola. Per strada può fare quello che vuole, a scuola però tenga conto anche delle esigenze dei nostri bimbi».
E lei, la presunta «maestra nera», che dice? In sua vece parla il marito che - per inciso - è limam della moschea di Priverno, un centro in provincia di Latina: «Questo è un abito della nostra tradizione, non avete nulla da temere». Un appello da sottoscrivere. Urge nuova raccolta di firme.
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