Le maestre inglesi: «Basta pistole giocattolo»

da Londra

Lasciate che i bambini giochino alla guerra. Restituitegli il piacere di un confronto da uomo a uomo tra indiano e cowboy, appoggiate il loro naturale anelito fantastico a trasformarsi nei protagonisti di Star Wars e pazienza se qualche volta brandiranno con veemenza un po’ troppo eccessiva le loro spade di luce. Così i maschietti acquistano maggiore fiducia in sé stessi, sviluppano le loro doti di creatività, imparano a confrontarsi con gli altri.
Il suggerimento arriva dal Dipartimento britannico per i bambini, le scuole e le famiglie e in fondo non è che una replica di quanto hanno sempre affermato innumerevoli manuali pediatrici e cioè che i bambini maschi hanno bisogno di esprimersi in modo molto fisico, a volte anche violento, ma non per questo cattivo.
Come spesso accade, dopo anni in cui in Gran Bretagna non si riusciva a trovare una pistola giocattolo o un fortino del Far West perché si trattava di intrattenimenti «politicamente scorretti», adesso il governo ha deciso di riabilitare la guerriglia infantile, anche se questo gli è costato le ire del sindacato insegnanti.
Naturalmente prima di venirsene fuori con un consiglio così reazionario, il ministero di Gordon Brown ha dovuto trovarsi una buona giustificazione sociale.
Non poteva mica semplicemente affermare che nei due sessi esistono degli istinti naturali che rispecchiano la loro differenza. Molto più diplomatico spiegare che la direttiva dell’educazione «Sicuri di sé, capaci e creativi; supporti per i risultati dei bambini maschi», tra il 2004 e il 2006 ha rivelato già all’asilo una netta superiorità delle bambine sui loro coetanei nelle aree dell’apprendimento. Secondo il governo, una delle cause di un gap, che si trasforma in un abisso incolmabile fino alla maturità, sta nell’istinto «naturale» di alcuni insegnanti della scuola materna a vietare ai bimbi alcuni giochi considerati troppo violenti.
«Qualche volta chi insegna trova molto più difficile comprendere i valori insiti nei giochi dei maschi piuttosto che in quelli delle femmine», afferma il documento. «I bambini spesso scelgono delle attività in cui gli adulti sono meno coinvolti, giochi che richiedono più azione e un uso maggiore dello spazio disponibile, specialmente all’aperto. Gli insegnanti spesso trovano questi giochi troppo ardui e sentono l’istinto irrefrenabile di dire di no». Tosta dichiarazione quella del ministero, nel Paese dove spesso la correttezza politica si spinge fino al ridicolo.
È bastato far balenare davanti agli occhi dei maestri moderni lo spettro di un vago ritorno al classico che si è scatenato il finimondo. «Le pistole giocattolo simbolizzano l’aggressività - ha tuonato il sindacato insegnanti – eppoi il governo non fa altro che favorire gli stereotipi maschili e femminili». «Non volevamo dire questo – ha replicato paziente il ministro dell’infanzia Beverley Hughes – ma soltanto ricordare che favorire queste espressioni ludiche potrebbe aiutare i maschietti anche ad apprendere più facilmente».
Insomma un bimbo con la pistola non diventa necessariamente un delinquente.

La logica è limpida, ma disturba. A volte non è facile ammettere che ai bambini di cinque anni piacciono le lezioni immediate dei Ragazzi della via Pal e della Guerra dei Bottoni. Ma questo non significa che a dieci non s’innamoreranno di Billy Elliot.

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