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Mafia, 10 anni all'ex deputato Mercadante

Dopo oltre 17 ore di camera di consiglio arriva la condanna per associazione mafiosa. Tra gli imputati i boss Provenzano e Di Maggio e il medico Cinà. I pm: "Provati i rapporti con la politica"

Mafia, 10 anni all'ex deputato Mercadante

Palermo - Dopo oltre 17 ore di camera di consiglio, i giudici della II sezione del tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, hanno condannato a 10 anni e otto mesi di carcere, per associazione mafiosa, l’ex deputato regionale di Forza Italia Giovanni Mercadante. L’ex parlamentare era sotto processo insieme ad altre otto persone accusate, a vario titolo, di mafia, estorsione e favoreggiamento aggravato. Tra gli imputati i boss Bernardo Provenzano e Lorenzo Di Maggio, il medico Antonino Cinà e quattro commercianti.

Le pene inflitte È arrivata nella notte la condanna per Mercadante: i giudici della seconda sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Bruno Fasciana, hanno inflitto al medico radiologo dieci anni e otto mesi, con l’accusa di associazione mafiosa (la richiesta dei pm era di 14 anni). Per pronunciare la sentenza del processo "Gotha", nella parte celebrata col rito ordinario (altri imputati vengono infatti giudicati con l’abbreviato) il collegio ha impiegato sedici ore, dalle 9,45 di ieri mattina all’1,40 della notte. Cinque in tutto le condanne, per poco più di 40 anni complessivi: colpevole di mafia ed estorsioni il medico Nino Cinà, che ha avuto 16 anni, in continuazione con una precedente condanna; 9 anni e 4 mesi per un’estorsione (ma è stato assolto da un’altra ipotesi) sono stati dati al capomafia di Torretta Lorenzo Di Maggio, detto Lorenzino; 6 anni poi a Bernardo Provenzano, che in questo dibattimento rispondeva di un’estorsione, derubricata in tentativo; e infine 6 mesi a Paolo Buscemi, titolare del locale "Boca Chica", imputato di favoreggiamento per non avere ammesso di avere pagato il pizzo.

Gli imputati assolti Quattro gli assolti: sono Marcello Parisi, ex consigliere di circoscrizione di Forza Italia, aspirante candidato (con la sponsorizzazione dei boss) al Consiglio comunale di Palermo, e tre commercianti; e degli imprenditori imputati di favoreggiamento per non avere denunciato il pizzo: si tratta di Maurizio Buscemi, fratello di Paolo, Calogero Immordino e Vito Lo Scrudato, titolari di un’azienda di costruzioni edili, la Dau Sistemi di San Giovanni Gemini (Agrigento). I pm Nino Di Matteo e Gaetano Paci avevano chiesto condanne per tutti gli imputati.

I pm: "Provati i rapporti con la politica" "Questa sentenza è il primo riconoscimento, che arriva dai giudici, dell’esistenza di un rapporto tra mafia e politica a un livello molto alto", commenta il pm Nino Di Matteo. La condanna di Mercadante rappresenta, secondo la Dda, la conferma alle molteplici accuse rivolte a un appartenente al mondo politico, con compiti e ruoli di livello e considerato molto vicino alle cosche. Nessun commento invece da parte degli avvocati Leo Mercurio (presente in aula stanotte) e Grazia Volo, legali dell’ex parlamentare regionale di Forza Italia.

Mercadante, che si trova agli arresti domiciliari per motivi di salute, si era più volte difeso sostenendo di essere stato "vittima" della propria parentela col boss di Prizzi Tommaso Cannella.

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