Palermo - Sono circa 90 gli arresti disposti dai magistrati della procura distrettuale di New York e dai pm della direzione distrettuale antimafia di Palermo nell’ ambito dell’inchiesta, denominata "Old bridge" che riguarda esponenti delle famiglie mafiose palermitane, già coinvolti in vecchie inchieste su traffici internazionali di stupefacenti tra l’Italia e gli Stati Uniti. Dall’inchiesta emerge che alcuni di loro hanno riallacciato relazioni sul territorio americano, e in particolare con personaggi inseriti nella famiglia mafiosa americana degli Inzerillo-Gambino. Le indagini sono condotte dallo Sco della polizia e dalla squadra mobile di Palermo, coordinati dalla Dda e dalla procura nazionale antimafia.
La strategia dei boss Il mafioso, Nicola Mandalà, a partire dal 2003, aveva attivato canali e contatti con i boss del mandamento palermitano di "Passo di Rigano", che da sempre ha avuto collegamenti con le famiglie americane della "Cosa nostra". È quanto emerge dall’ inchiesta Old Bridge. Questi contatti, secondo gli inquirenti, avevano il fine di elaborare e perseguire una strategia di riammissione di alcuni boss che negli anni ’80 erano fuggiti da Palermo per scampare alla guerra di mafia scatenata da Totò Riina, e rifugiarsi negli Stati Uniti. Fra gli "scappati" gli Inzerillo, che, dopo un lungo periodo trascorso in esilio, sarebbero stati fatti ritornare in Sicilia e riammessi negli affari dei boss palermitani, in particolare nel traffico di droga. Gli investigatori non hanno accertato se Mandalà fosse stato autorizzato da Provenzano, con il quale il mafioso aveva nel 2003 un rapporto molto stretto perché ne gestiva la latitanza, oppure se è stato spinto dal capomafia Salvatore Lo Piccolo. Di certo Mandalà ha effettuato diversi viaggi negli Stati Uniti dove ha incontrato Frank Calì e altri affiliati al clan degli Inzerillo di New York sospettati dall’Fbi di essere coinvolti in traffici di droga.
Gli agenti L’inchiesta di competenza italiana riguarda esponenti mafiosi in collegamento con gli americani sui quali sta indagando l’Fbi coordinati dai magistrati della procura distrettuale di New York. A Palermo la squadra mobile e il Servizio centrale operativo hanno eseguito circa venti ordini di fermo disposti dalla Dda, mentre a New York sono stati effettuati 60 arresti. Il decreto di fermo è stato firmato dai procuratori aggiunti Guido Lo Forte e Giuseppe Pignatone e dai sostituti Michele Prestipino, Domenico Gozzo, Maurizio De Lucia, Antonino Di Matteo e Roberta Buzzolani.
Frank Calì I magistrati della procura distrettuale di New York hanno ordinato l’arresto di Frank Calì, ritenuto il nuovo capomafia della famiglia Gambino. Il boss, secondo le indagini, è da alcuni anni in contatto con i mafiosi palermitani che facevano capo a Bernardo Provenzano e Salvatore Lo Piccolo.
Gli arrestati Il fermo è stato disposto per Filippo Casamento, 82 anni; Salvatore Emanuele Di Maggio, 59 anni, di Torretta; Giovanni Inzerillo, 36 anni, nato a New York; Giovanni Adelfio, 70 anni; Francesco Adelfio, 66 anni; Salvatore Adelfio, 42 anni; Pietro Pipitone, 54 anni; Giovanni Lo Verde, 69 anni; Giuseppe Brunettini, 37 anni; Antonino Chiappara, 42 anni; Sergio Corallo, 42 anni; Giovanni De Simone, 46 anni; Maurizio Di Fede, 40 anni; Nicola Di Salvo, 70 anni; Melchiorre Guglielmini, 49 anni; Tommaso Lo Presti, 33 anni; Stefano Marino, 36 anni; Gaetano Savoca, 41 anni; Vincenzo Savoca, 77 anni. Nell’indagine sono coinvolti anche i latitanti Giovanni Nicchi, 27 anni, ritenuto un giovane emergente, e Salvatore Parisi, 54 anni, e diversi boss già detenuti per altre indagini antimafia.
Sono Tommaso Inzerillo, 59 anni, Andrea Adamo, 46 anni, Lorenzo Di Fede, 83 anni, Calogero Di Gioia, 60 anni, Benedetto Graviano, 50 anni, Cesare Carmelo Lupo, 47 anni, Antonino Rotolo, 62 anni, Giuseppe Savoca, 74 anni, Salvatore Sorrentino, 43 anni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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