Mafioso scarcerato È troppo grasso per restare in cella

L'obesità fa male? Niente di più falso. Parola di Salvatore Ferranti, 36 anni e 210 chilogrammi di peso. A lui la ciccia ha fatto bene, anzi benissimo. Perché, complice l'inadeguatezza delle carceri italiane, gli ha ridato la libertà: non esistendo infatti, in tutto il Paese, una cella capace di garantirgli i diritti minimi - dormire in un letto, andare in bagno, passare senza difficoltà dalla porta - gli sono stati concessi gli arresti domiciliari.
Arriva da Palermo la storia singolare di questo detenuto, affetto da una grave forma di obesità patologica, indagato per presunte collusioni mafiose perché ritenuto vicino ai boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo. Ma il tribunale del riesame del capoluogo siciliano ha accolto la richiesta dei difensori dell'uomo.
L'obesità non è tra le patologie gravi contemplate dal codice per la scarcerazione. Ma, nei fatti, si è vista l'impossibilità di conciliare la detenzione di Salvatore Ferranti con lo stato delle strutture di pena. Lui era stato arrestato lo scorso 9 agosto, ma nel carcere di Pagliarelli, il più nuovo del capoluogo, la vita era impossibile.

Ferranti passa a Pesaro, ma anche lì è un inferno: per i bisogni fisiologici deve accudirlo un agente. Da Pesaro a Monza, ma anche qui la musica non cambia: non c'è un letto idoneo, l'uomo non può nemmeno andare in bagno perché non passa dalla porta. Infine Opera, l'ennesimo flop. E ora il ritorno a casa.

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