Se la moschea è fuori norma, diventa un bene del Comune. Succede nel Veronese, in località Arcole. Dopo aver riscontrato molte irregolarità, aver concesso allassociazione «Fraternità» novanta giorni per sanarle, il consiglio comunale ha deciso di chiudere un centro islamico attivo da quasi 17 anni, acquisendone i locali.
Lo stabile, nel giro di un biennio, si era trasformato in una moschea a tutti gli effetti, con una serie di interventi realizzati artigianalmente e mai comunicati allamministrazione comunale: 24 metri di soppalco, bagno e antibagno per le abluzioni rituali, varie stanze più piccole costruite in ferro e legno per le lezioni di Corano, fino allapertura di una porta fronte strada per attirare i fedeli di passaggio. Le operazioni di modifica sono state effettuate senza comunicazione, tanto che il centro, ancora oggi, è registrato presso gli uffici del catasto come semplice magazzino.
Quella di allargarsi in gran segreto è una prassi diffusa tra i centri islamici italiani, ma il sindaco di Arcole, la leghista Giovanna Negro, ha voluto vederci chiaro. Lufficio tecnico ha aperto un primo procedimento, notificando labuso agli inquilini e stabilendo i termini della demolizione. Non avendo provveduto, neppure a seguito di una sollecitazione ufficiale, sono scattati i sigilli. A rendere il centro di preghiera completamente inagibile sono stati il cambio di destinazione d'uso, mai avvenuto, e la mancata messa a norma dell'ormai «ex» magazzino. Il consiglio comunale ne ha dunque disposto il sequestro, addebitando anche due notizie di reato ai gestori dei locali. Così, da due settimane, ad Arcole i musulmani pregano in piazza. Ora cè anche chi parla di occupazione di suolo pubblico.
Da 120 fedeli che contava la moschea, la piazza ne ha attirati quasi 250 nel fine settimana, al centro del paese, quando non era stata chiesta neppure la disponibilità dellarea. Il Comune, però, non vuole suscitare polemiche, precisando che non cè volontà di prevaricazione, ma solo quella di far rispettare le leggi.
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