La maggioranza vola a quota 317 Ennesimo flop dell’opposizione

RomaPer Tonino Di Pietro sarà «una maggioranza di carta», ma è pur sempre una maggioranza assoluta. Netta, aritmetica e dunque forte. Il centrodestra torna al livello di sicurezza garantita dei 317 voti alla Camera: la metà più due dei parlamentari. Il voto di fiducia sul decreto sviluppo, che fino a qualche giorno fa aveva messo in movimento i gufi di palazzo, si è trasformato invece in una conferma per il governo, più solido, numericamente, del giorno del giudizio, ovvero il 14 dicembre, quando lo strappo di Fini si convertì in una sconfitta per chi auspicava il ribaltone, 311 a 314.
La verifica chiesta dal capo dello Stato per testare la tenuta dei partiti di governo è iniziata ieri al Senato con il discorso di Berlusconi, ma è stata la Camera, aula più ostile in quanto più condizionata da Fini e dal suo partito, la prima risposta in cifre alle richieste di Napolitano. La fiducia è passata dunque per 317 sì contro 293 no, due astenuti. Un numero sorprendente soprattutto tenuto conto delle tante proposte della Lega bocciate o escluse nelle ultime ore. La novità di ieri è stato un altro «no» a un’iniziativa del Carroccio: il sottosegretario all’Economia Alberto Giorgetti (Pdl) ha accolto un ordine del giorno del Pd che impegna il governo «a recedere» dalla «decisione di assoggettare a pedaggio le autostrade in gestione diretta di Anas spa». Un episodio che il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli ha definito «una svista determinata dalla non conoscenza della materia». Ma a fine giornata, quando gli assenti in aula erano ben 32, il decreto è passato in via definitiva, con 308 voti contro 288. Il testo torna ora quindi al Senato, per essere convertito in legge entro il 13 luglio.
«Tanto tuonò che alla fine non piovve», il riassunto della giornata del ministro Ignazio La Russa: «L’opposizione ha capito che ad ogni voto, ad ogni fiducia, aumentiamo la maggioranza. Non presenterà mozioni e documenti, perché ha capito che andrebbe incontro a possibili figuracce...».
In Senato, per il discorso del premier, non c’è stato neppure una votazione. Nessun documento, nessuna mozione, né di sfiducia, né politica, o di indirizzo, è stata presentata dalle opposizioni, proprio per il timore di un possibile effetto boomerang: qualsiasi iniziativa di Udc, Pd e Idv sarebbe risultata perdente.
Oggi si replica alla Camera, dove l’intervento del premier è previsto per le 11. Il Pd non è stato in grado di dire se presenterà mozioni.

Durante la conferenza dei capigruppo Dario Franceschini ha chiesto di poter sciogliere la riserva entro le 13 di oggi. Il secondo voto di fiducia in 24 ore non porterebbe che allo stesso risultato di ieri. Se il Pd non troverà la quadra, al discorso di Berlusconi seguirà un semplice dibattito d’aula.

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