La magia del «gioco teatrale» ha stregato anche Anton Cechov

Laura Novelli

Il nostro primo incontro con il Laboratorio Teatrale Integrato «Piero Gabrielli» avvenne un pomeriggio di circa undici anni fa al teatro Tordinona. Un pomeriggio indimenticabile, trascorso con un gruppo di giovani studenti di scuola media intenti a giocare, improvvisare, inventare ruoli e battute sotto lo sguardo vigile del regista Roberto Gandini.
Un pomeriggio nel quale il teatro ci mostrò il suo volto più umano e più vero. Rivelandosi occasione concreta di scambio e di crescita personale, dimensione ludica capace di tradurre le energie e le fragilità di ciascuno in un viaggio emotivo condiviso e necessario. In quel breve tempo «altro» non esistevano ragazzi abili e ragazzi disabili; ragazzi fortunati e ragazzi sfortunati. C’era solo la voglia di mettere a disposizione degli altri tutti se stessi: difetti, ombre, vuoti compresi.
Erano i mesi di preparazione del Sogno di una notte di mezza estate debuttato all’Argentina nel giugno del ’95, splendido lavoro inaugurale di questa importante iniziativa (la sostengono il Teatro di Roma, il Comune e il Miur) che da ieri presenta al pubblico capitolino un nuovo spettacolo, Le nozze, ispirato a tre atti unici di Anton Cechov (Le nozze, Una domanda di matrimonio, L’orso) e diretto sempre da Gandini. Dopo Shakespeare, Molière, Rodari, Gozzi; dopo tante favole antiche e moderne, gli «allievi» del «Piero Gabrielli» si misurano, dunque, con un drammaturgo amaro e disincantato come Cechov, «scelta non casuale - spiega il regista- perché si tratta di un autore che esorcizza il dolore e la cupezza della vita con l’ironia (...). Anche nei ragazzi del Laboratorio è come se coesistessero l’atteggiamento tragico e quello comico: un ragazzo con difficoltà vive con fatica e con dolore la propria disabilità ma non per questo, quando può, non si fa una bella risata». Tanto più che questa messinscena, arricchita dalle musiche di Marco Melia e dalla drammaturgia di Attilio Marangon, mette attorno alla stessa tavola «attori» e spettatori creando un contatto diretto tra chi recita e chi ascolta.
Come se si volesse far piazza pulita delle impostazioni sceniche più tradizionali (le scene sono di Paolo Ferrari, i costumi di Daniéle Sulewic) per evocare l’idea di un banchetto nuziale festosamente condiviso da tutti, anche nei suoi risvolti meno limpidi e meno rassicuranti.
Le nozze è, inoltre, solo una delle iniziative di quest’anno. Al di là del lavoro «con» e «nelle» scuole (fino a oggi sono stati coinvolti 8.134 studenti, 1.

788 dei quali diversamente abili, 1.390 insegnanti e 259 artisti), il 2006 si preannuncia ricco di eventi significativi.
In scena a India fino al 13 aprile. Oggi e domani, riposo. Informazioni su orari e biglietti: 800.013.390.

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