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Magia sulle montagne Scompaiono Armstrong e tappone

nostro inviato

a S. Martino di Castrozza

Caro diario, il grande gioco di prestigio sembra già finito. Per smascherarlo, basta la salitella di San Martino. Su questo palcoscenico di infima categoria, il numero frana pateticamente, e con esso tutti i funamboli della compagnia di Giro. Frana per primo il mago Silvan della situazione, il patron Zomegnan, che da mesi cerca di illudere la platea con l'idea dei tapponi subito all'inizio: al primo sim salabim, il fiasco. Il presunto tappone finisce comicamente con un volatone, dominato dal più veloce del ramo, quel Danilo Di Luca che vince in nome e per conto del suo Abruzzo avvilito. Con lui, sul filo dei trenta all'ora (e la chiamano montagna...), tutti i più big. Sfortunato Cunego, cui salta il piede dal pedale proprio nello sprint. Bellissimo Basso, autorevole e ineffabile come un signore delle cime. Diciamolo: ad essere smascherato miseramente, insieme con il mago Silvan dell'organizzazione, è Lance Armstrong. Affaticato, sudatissimo, imbastito. Alla fine pure staccato. Dicono adesso gli espertissimi: cosa possiamo pretendere, ha 38 anni, viene da un triennio di pensione, si è fratturato la clavicola quaranta giorni fa...
Caro diario, il discorso è perfetto. Perché Armstrong è proprio questo, proprio così: un reduce, semifratturato, alla faticosa ricerca di un sogno impossibile. Personalmente trovo un po' malinconica questa sua scelta, perché un tizio che ha vinto sette Tour consecutivi nulla può aggiungere al suo mito. Però l'idea che si rimetta in gioco a scopo di beneficenza, contro l'odioso cancro, gli fa meritare sicuramente tanta solidarietà e tanta simpatia. Qui mi fermo, però: alla simpatia. Punto. Loro invece no: il mago Silvan e la sua claque l'hanno visto benissimo già in gondola, il giorno della presentazione a San Marco, pensa te. A seguire, l'hanno visto grandioso nella cronosquadre, dove invece a me è sembrato persino un po' ciccione sul didietro. L'hanno visto strabene anche nelle tappette di Trieste e di Valdobbiadene. S'è sentito e s'è letto di tutto: non è qui a fare il turista, ha gli stessi occhi cattivi di una volta, è già il primo in classifica dei big...
Che dire: finchè ad alimentare la suspense è il mago Silvan, nel suo ardito tentativo di spacciare questo percorso per geniale e questo Armstrong per vero, pazienza. Lui deve fare cassetta. Ma gli altri. Ma gli espertissimi. Da loro ci si aspetterebbe un po' di lucidità, di realismo, di sano scetticismo. Invece, i primi a cadere nell'effetto speciale sono proprio loro. Così, a San Martino, nel teatrino di periferia, il crollo. Del gioco di prestigio, ma soprattutto degli espertissimi creduloni. Adesso sono tutti qui a spiegarci che «in fondo Armstrong ha 38 anni, viene da un triennio di inattività, si è rotto la clavicola quaranta giorni fa». Ma va? E dirlo prima? L'allegra compagnia di Giro ci sta invece già spiegando che la vera verità la conosceremo soltanto oggi, all'Alpe di Siusi. Dicono che stavolta è tutta un'altra cosa. E come no. Un tappone epico di 120 chilometri. Ma per piacere. Qui lo ridico e qui lo riconfermo: se basta questo per riaffondare Armstrong, è meglio che il mago Silvan e la sua orchestra si buttino su un altro genere di giochini, prima che piovano i pomodori.
GIROVITA
Si annuncia avvincente un altro duello di questo Giro centenario. Da una parte Aldo Grasso, pontefice dei critici televisivi con grande passione per il ciclismo, dall'altra Bulbarelli, meglio noto per il suo girovita come Auro Grasso. Il critico del Corriere si è già portato avanti alla vigilia, dimostrando tutta la sua stima per il telecronista con la citazione di un altro esperto Tv, Achille Campanile: «Al Giro bisognerebbe limitare le chiacchiere e lasciar parlare le immagini». Aldo Grasso vs. Auro Grasso: al momento nessuno può dire chi vincerà il match. Però sembra già chiarissimo che Bulbarelli non ha mai letto Campanile. Se l'ha letto, non l'ha capito.
GIRO DI SCOMMESSE
Sta precipitando nel dramma umano il popolare Gigggetto Sgarbozza, l'opinionista Rai dedito a un misterioso Giro di scommesse col collega DinosAuro Bulbarelli. Più passano i giorni, più cresce l'attesa che Gigggetto ne azzecchi una. Per il momento, percorso netto: tutti i giorni ci lascia qualcosa. Il bieco Bulbarelli gli ha già soffiato l'argenteria, la Clio turbodiesel, le foto della prima comunione e da ultima persino la biancheria intima.

Il terrore, adesso, è che Gigggetto vada in Giro senza.

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