da Milano
Sono coccolati, almeno ad aprire il loro portafogli. I giudici italiani si lamentano per il trattamento economico loro riservato, ma se si dà unocchiata in giro per lEuropa si scopre che gli altri non stanno meglio. Anzi, qualche volta invidiano i nostri stipendi. Più alti e sicuri. Perché oltre i confini, spesso i magistrati sono sottoposti ad esami e verifiche che da noi sono stati spazzati via dal vento del Sessantotto. I paragoni, si sa, sono sempre difficili, ma una traccia per tentare i confronti cè; è un libro dal titolo wertmulleriano: Recruitment, professional evaluation and career of judges and prosecutors in Europe che più o meno suona «Reclutamento, valutazione professionale e carriera dei giudici e dei pubblici ministeri in Europa». Uno sforzo collettivo, un lavoro a più mani, quindi per forza di cose un po disomogeneo, ma assai interessante e commissionato, piccola sorpresa, dallIstituto di ricerca dei sistemi giudiziari del Cnr di Bologna.
Dunque, le nostre toghe non se la passano poi così male, almeno a leggere i numeri e le tabelle che fotografano la situazione al 2005. Proviamo a vedere: in Austria un magistrato di prima nomina guadagnava a quella data 1.798 euro lordi al mese. Tanto? Poco, almeno rispetto al Belpaese. Da noi un uditore, insomma la matricola che entra in punta di piedi in tribunale, portava a casa nel 2005 2.695 euro lordi. E la forbice resta a scorrere le successive caselle che leggono landamento dello stipendio nelle diverse fasi della carriera. Dopo 10 anni, il magistrato austriaco arrivava sempre nel 2005 ad una cifra oscillante fra i 2.690 e i 3.547 euro lordi al mese. In Italia un magistrato di Tribunale 5 anni di anzianità riscuoteva 5.299 euro lordi, uno di corte dappello 13 anni di anzianità ben 6.591 euro al mese. Se scendiamo in fondo alle tabelle, lo scarto rimane: a fine carriera, secondo lo studio pubblicato dall Editrice Lo Scarabeo la toga austriaca raggiungeva, a seconda della posizione, uno stipendio oscillante fra 3.150 e i 4.548 euro: E in Italia? Un magistrato di Cassazione con funzioni direttive guadagnava 13.022 euro lordi al mese. Oggi, ancora di più.
I confronti sono difficili, ma i numeri qualcosa vogliono dire. E pure le analisi, per quanto rapide e talvolta parziali, mettono in luce differenze non da poco: in molti Paesi europei lascesa verso la piramide della corporazione è faticosa, per nulla scontata, messa a rischio da esami a raffica. Da noi, tutti i paletti sono stati tolti e, al di là della retorica del Csm, lunico criterio di progressione in carriera è stato fino allanno scorso quello anagrafico. Con una blanda correzione: lassenza di demerito. Insomma, tutti avanti eccetto le pecore nere. Ora, con la riforma Mastella del 2007, sono stati introdotti più stringenti elementi di valutazione, ma il nuovo corso è ancora agli inizi ed è presto per dire se la parola selezione entrerà nel vocabolario della magistratura.
Il capitolo sullItalia è firmato da Giuseppe Di Federico, professore universitario ed ex componente del Csm che non fa sconti a nessuno: «Lanalisi delle valutazioni della professionalità dei magistrati scrive il docente da parte del Csm al momento di decidere le promozioni in tutti i gradi della carriera mostra chiaramente che i magistrati vengono normalmente promossi con lodi sperticate». Qualcosa in questa filastrocca buonista non funziona.
Ma le buste paga non ne risentono. Altrove non è così. E gli stipendi non sono uniformati verso lato. In Germania il giudice di una corte di prima istanza si doveva accontentare, sempre tre anni fa, di uno stipendio compreso fra i 2.400 e i 3.800 euro netti al mese. Poi, salendo di grado, le retribuzioni schizzavano in su, fra i 6.000 e gli 8.000 euro.
In Spagna, una quota dello stipendio è addirittura agganciata al raggiungimento di obiettivi di produttività fissati con cadenza annuale.
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