MilanoScrive il giudice che «è emersa una personalità incline alla truffa e alla corruzione». Che aveva messo in piedi un «sistema finalizzato ad amministrare la giustizia non in nome del popolo, ma per ottenere vantaggi economici». Che «pretendeva rispetto da coloro che» si arricchivano «grazie alla posizione da lui occupata». È il ritratto che il gip di Milano fa di Giuseppe Marabotto - ex procuratore capo a Pinerolo poi trasferito dal Csm alla Corte dappello di Genova - finito ieri in carcere con laccusa di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, truffa e falso. Tangenti. Denaro intascato per centinaia di consulenze «inutili» e «pretestuose» (così le definisce il giudice) affidate a una serie di periti che nel giro di tre anni, dal 2002 al 2005, avrebbero intascato dallo Stato circa 12 milioni di euro, per poi girare al magistrato mazzette pari al 30% del valore dellincarico. A Marabotto, in totale, sarebbero arrivati quasi 4 milioni. Soldi a cui la Gdf di Torino dà ora la caccia.
Assieme a Marabotto - nellinchiesta del pm milanese Maurizio Romanelli - sono stati arrestati anche i commercialisti Emanuele Florio e Ruggero Ragazzoni, e un medico - Dario Vizzotto - che avrebbe fatto da tramite tra i due professionisti e il procuratore. Numeri abnormi per un piccolo ufficio di provincia. In tre anni, circa 370 incarichi (uno ogni 4 giorni) affidati dal magistrato a un gruppo di «esperti» (la maggior parte, però, non iscritta ad alcun albo professionale) ricavato da una cerchia di amici. Denaro, ma non solo.
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