Il magistrato dà lezioni di sociologia

Succede, talvolta, che per difendere criminali indifendibili, magari di comprovata ferocia e malvagità, avvocati di stomaco forte scelgano l’abusato sentiero che, costeggiando psichiatria e sociologia, conduce alla conclusione che «la colpa è della società». Succede, anche i mostri hanno diritto a una difesa. Ma ieri a Bologna il vecchio schema - che non sempre funziona - è stato superato e stravolto. Perché a pronunciare una discutibile arringa in favore di due stupratori (peraltro ancora sconosciuti) non è stato un difensore, ma il procuratore Enrico Di Nicola.
Il magistrato ha voluto dare una «lettura politica» - così dice l’Agenzia Ansa - della violenza subita da una quindicenne sulle colline bolognesi. Ha spiegato che un certo tipo di reazione (l’aggressione sessuale) è determinata in certi soggetti ineducati (cioè i colpevoli) dall’individualismo esasperato che si ravvisa nella nostra società. Non basta: a indurre i delinquenti a compiere crimini violenti sarebbe la constatazione che la classe dirigente del nostro Paese è priva di valori, non ama la Costituzione, è schiava del maledetto individualismo. Se un paio di stupratori, ad esempio, si rendessero conto che l’individualismo è al tramonto e che tutti amano la prima parte della Costituzione, be’, allora cambierebbero mestiere e si metterebbero sulle orme di San Francesco e di Madre Teresa. La rivoluzione culturale, ecco la chiave. Il procuratore però non si è fermato a questa cineseria, è andato oltre, ha voluto far capire chi sono quegli individualisti che degradano il Paese e, soprattutto, chi li guida. E ha affermato che è contro la Costituzione, ad esempio, parlare in certo modo dell’economia sommersa. Il procuratore non ha fatto nomi, ma è chiaro che ce l’aveva con il presidente del Consiglio e finalmente abbiamo capito tutto: il dottor Di Nicola, con sillogismo sgangherato ma chiaro, vorrebbe sostenere che il vero responsabile dello stupro di Bologna è Silvio Berlusconi. È un maledetto individualista, vorrebbe perfino cambiare la Costituzione, è un incitamento vivente alla rapina e allo stupro.

O no?
La tesi è suggestiva, potrebbe occuparsene Micromega. Qualcun altro dovrebbe, però, occuparsi di un’altra teoria, meno cervellotica: che la legge, cioè, abbia perduto la sua maestà anche perché se ne occupano certi magistrati.

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