da Venezia
«Io ho applicato la legge liberandolo, perché il reato non era tale da rendere opportuna la richiesta di carcerazione preventiva. Se invece che un extracomunitario, peraltro non clandestino ma con regolare permesso di soggiorno, fosse stato un italiano, non ci sarebbe stata tutta questa polemica che francamente mi ha infastidito». Così Carlo Nordio, sostituto procuratore di Venezia, spiega il perché non ha ritenuto di convalidare l'arresto nei confronti dell'albanese, coinvolto in un tentativo di rapina in una villa ad Annone Veneto.
Le accuse per il giovane albanese non sono cosi pesanti come apparso in un primo momento: non ha sparato e non guidava l'auto, contro di lui solo resistenza a pubblico ufficiale e ricettazione di un automezzo. «Si tratta - riferisce Nordio - di un incensurato. Capiamo l'allarme sociale ma questo non può essere controllato al di là della legge. Legge che in questo caso imponeva la liberazione della persona. Cosa che non significa smentire l'operato dei carabinieri. I carabinieri hanno applicato la legge arrestando l'immigrato, ma anch'io l'ho applicata non chiedendo la custodia cautelare in carcere. In questo caso è stata applicata rigorosamente la legge, tenuto conto dei reati contestati. Faccio presente che il soggetto in questione non era stato denunciato né per rapina né per detenzione di armi ma per resistenza a pubblico ufficiale, ricettazione e tentato furto, reati sui quali la sua responsabilità è oggetto di accertamento da parte del magistrato».
«Non ce l'ho con i giudici ma con una normativa che sicuramente non facilita il lavoro di chi la legge deve farla rispettare», prova a smorzare il sindaco di Annone, Paolo Ruzzene che dopo la sentenza si era detto «doppiamente preoccupato».
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