"Dire no è difendere Costituzione". L'Anm prepara le barricate contro la riforma della giustizia

L’Associazione Nazionale Magistrati boccia la riforma della giustizia, giudicandola un rischio per l’indipendenza delle toghe e l’equilibrio dei poteri. Annuncia una campagna nazionale contro il progetto

"Dire no è difendere Costituzione". L'Anm prepara le barricate contro la riforma della giustizia
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"L’Associazione Nazionale Magistrati non può restare inerte di fronte a una riforma che altera l’assetto dei poteri disegnato dai Costituenti e mette in pericolo la piena realizzazione del principio di uguaglianza dei cittadini davanti alla legge". È quanto si legge nella mozione conclusiva dell’Assemblea Generale dell’Anm, secondo la quale "é giusto dire no", perché "dire no alla riforma significa difendere la Costituzione, l’equilibrio tra i poteri e la libertà di tutti".

Secondo il sindacato dei magistrati, la riforma "incide sul cuore stesso della funzione giurisdizionale", si legge nel documento. L'Anm ne contesta tutti gli aspetti principali: dalla separazione delle carriere che "indebolisce il giudice e avvicina il pubblico ministero al potere esecutivo" al sorteggio per i membri del Csm che "svuota la rappresentanza democratica e altera gli equilibri in favore della componente politica" fino all'Alta Corte disciplinare "per la quale rimangono oscuri i criteri di formazione dei collegi" che sarebbe "uno strumento di condizionamento dei magistrati". Le toghe avvertono: "una magistratura forte con i deboli e debole con i forti non garantisce più la tutela effettiva dei diritti, nè l’equilibrio tra i poteri dello Stato, condizione imprescindibile della democrazia". Ma non solo. La riforma della giustizia "non rende la giustizia più rapida o più efficiente: la rende meno libera, più esposta all’influenza dei poteri esterni e meno capace di difendere i cittadini". E ancora: "In questo solco si inserisce pericolosamente anche la riforma del sistema dei controlli della magistratura contabile. La magistratura italiana rivendica il diritto – e il dovere – di essere autonoma e indipendente per garantire che la legge resti davvero uguale per tutti".

Per questi motivi l'Anm è pronta "a promuovere, a livello nazionale e territoriale, iniziative di approfondimento e confronto con la società civile, l’Avvocatura, l’Accademia e le altre magistrature per spiegare con chiarezza le ragioni del proprio dissenso e le conseguenze della riforma". In poche parole, è pronta a fare opposizione alla riforma promuovendo "una campagna nazionale di informazione e sensibilizzazione sul significato e sugli effetti della riforma costituzionale, anche in vista della consultazione referendaria". Tra le iniziative utili "a diffondere una corretta conoscenza del progetto di revisione costituzionale e delle ragioni del dissenso espresso dall’Associazione", si citano: "la formalizzazione, ad opera degli organi centrali dell’Anm, di un Manifesto chiaro e univoco che ponga in evidenza i pericoli derivanti dalla riforma; la creazione di una piattaforma digitale con sezioni informative dedicate all’attività del comitato; una giornata per raccogliere adesioni al Comitato con organizzazione di eventi su base territoriale; la promozione di iniziative in sinergia con il mondo associativo e con le diverse realtà locali; in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, l’organizzazione, con il contributo del comitato, di iniziative condivise con esponenti della società civile".

Cesare Parodi, presidente dell'Anm, parlando a margine dell'assemblea generale dell'Associazione, aveva chiarito: "Dobbiamo avere il coraggio di dire veramente chi siamo, è questa la sfida che vogliamo vincere con la chiarezza di non portare mai avanti un discorso oppositivo, ideologico, politicizzato, come tanti purtroppo ci vogliono additare per poterci sconfiggere non sui nostri argomenti ma con armi assolutamente improprie".

E infine:"Difendiamo i nostri valori, non siamo contro nessuno ma siamo a favore dei valori della Costituzione e combattiamo questa battaglia nell'interesse di tutti, perché la nostra vita e il nostro stipendio non cambieranno con questa riforma, ma cambierà la vita dei cittadini".

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