Caso Garlasco, il vero spot anti -pm. "È la prova di come lavorano..."

Il ministro Ciriani: l’inchiesta non aiuta la sinistra

Caso Garlasco, il vero spot anti -pm. "È la prova di come lavorano..."
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A leggere i giornali di queste settimane sul «caso Garlasco» o a guardare i talk show (da Vespa a Giletti, a Corona) che l’hanno trasformato in una serie «crime», tira una brutta aria per il partito anti-riforma della giustizia. Siamo al romanzo giallo, al thriller all’ultimo respiro che tira in ballo direttamente esponenti della magistratura, una storia che entra nelle menti e fa paura. Seduto su una poltrona del Transatlantico il ministro Luca Ciriani azzarda un collegamento politico tra il «caso Garlasco» e il referendum sulla riforma della giustizia che diventerà legge a fine mese dopo l’ultimo passaggio in Senato. «Il referendum - ragiona - sarà la madre di tutte le battaglie. Se vinciamo tiriamo la volata per le politiche e per il “campo largo” si metterà davvero male. La vicenda di Garlasco non li aiuta: con questa magistratura è quasi meglio riparare all’estero che affrontare un processo...». Quella di Ciriani è un’iperbole polemica ma è anche vero che le rivelazioni sull’assassinio della povera Chiara Poggi che puntano i riflettori su un ex-pm che si occupò dell’inchiesta - poi si vedrà se fondate o meno - rischiano di trasformarsi in un colpo letale per la credibilità delle toghe paragonabile per efficacia alle confessioni dell’ex-magistrato Luca Palamara sui giochi che si celavano dietro alcune inchieste giudiziarie.
Non lo nasconde neppure la mente organizzativa di Fratelli d’Italia, Giovanni Donzelli: «Non si può negare che la vicenda di Garlasco ci aiuta». Quindi, per il «partito anti-riforma» le cose si complicano. Non poco.
Eppure molti puntavano e pensano ancora di scommettere sull’idea che l’appuntamento referendario possa cambiare lo scenario politico: «Sarà il Papeete della Meloni» prevedeva settimane fa uno degli strateghi del Pd, Franceschini. «Un referendum - confidava “pro” o “contro” Meloni e loro perderanno». «Garlasco», però, potrebbe rivelarsi l’imprevisto, la variabile che mette in discussione la fondatezza del piano. Certo l’esito del quesito sarà deciso dall’elettorato «identitario» in un referendum che non ha quorum, aspetto che fa sperare la sinistra.
Ma ci sono vicende di cronaca che provocano reazioni profonde nell’opinione pubblica, che la fanno schierare: sull’onda emotiva provocata dall’efferato assassinio a Macerata di Pamela Mastropietro per mano di uno spacciatore nigeriano, ad esempio, Salvini primeggiò nelle politiche del 2018. Eppure c’è chi è convinto specie nella sinistra radicale che il referendum sia un campo di battaglia favorevole. «Ci puntiamo, eccome!
» insorge uno dei leader di Avs, Angelo Bonelli: «Su Garlasco stanno facendo un’operazione mediatica ma non ci faremo intimidire. Nè faremo un referendum sulla Meloni, sarebbe un errore madornale. No, bisogna fare una campagna populista in difesa della legalità contro una riforma che aiuta i ladri. Io per la prima volta nella mia vita farò il populista e di brutto!». Discorsi che echeggiano quelli che fa in Tv il capo della procura di Napoli, Nicola Gratteri.
C’è, però, anche chi nutre qualche dubbio, che non condivide quest’impostazione della campagna. Osserva preoccupato un ex-ministro della giustizia del Pd del calibro di Andrea Orlando: «Il problema non è solo Garlasco quanto la credibilità della magistratura che è precipitata. Basta leggere i sondaggi. Io l’ho spiegato ai magistrati di Area: non difendo la magistratura tout court, per intero, non farò una campagna referendaria in difesa della magistratura, ma contro una riforma che fa schifo e per di più è pericolosa. Rispetto all’idea che i pm debbano avere un Csm loro, cioè che non li controlli nessuno, io preferisco che stiano sotto il potere dell’esecutivo. Non scherzo.
Altrimenti c’è d’aver davvero paura!». Ragionamenti che un ex-vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, David Ermini, rilancia. «Io - racconta sono stato al Csm e conosco certi meccanismi. L’ho detto ai miei amici avvocati, rischiamo l’eterogenesi dei fini.

Creiamo pm strapotenti.
Finiamo in mano e in balia di un esercito di Pm e di una polizia giudiziaria che possono fare il bello e il cattivo tempo. Com’è successo a Milano e ora a Garlasco». Gira che ti rigira il pensiero torna a Garlasco.

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