
Il governo mette sul binario veloce la riforma della giustizia: si accelera sulla separazione delle carriere. Le toghe si preparano alla contro-offensiva, riaccendendo lo scontro tra magistratura e politica. Il 18 giugno sbarca in Aula, al Senato, per il secondo passaggio, dopo l’ok della Camera, la riforma sulla separazione delle carriere. Il testo arriverà in Aula, senza mandato al relatore: una mossa che serve al centrodestra per tagliare i tempi in commissione Affari costituzionali. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio punta a chiudere il dossier entro la fine del 2025. La separazione delle carriere è un punto centrale del programma del centrodestra: battaglia sostenuta soprattutto da Forza Italia. Ma diventa anche e soprattutto il principale terreno di scontro con le toghe. Scontro che rischia di creare strani corti circuiti. Come quello raccontato ieri dal Foglio: un pubblico ministero della Procura di Torino, Paolo Toso (foto), durante la requisitoria contro due agenti di polizia, avrebbe affermato: «Questo è un caso che rende preoccupante il progetto di separazione delle carriere dei magistrati. È stata l'autonomia del giudice a permetterci di operare un vaglio critico degli elementi che ci sono stati forniti». Ricostruzione che però il pm Toso smentisce: «Nessuna critica alla separazione delle carriere è stata formulata nel corso della requisitoria». Intanto però il caso ha innescato lo scontro politico. I consiglieri laici del Csm Enrico Aimi, Isabella Bertolini, Daniela Bianchini, Claudia Eccher e Felice Giuffrè hanno depositato formale richiesta di apertura di una pratica nei confronti del pm.
Anche Bernadette Nicotra, togata del Csm, del gruppo di Magistratura Indipendente, solleva dubbi sul comportamento del collega: «Le affermazioni attribuite al collega Paolo Toso, (...) se confermate nei termini indicati, sollevano forti perplessità e preoccupazioni sul piano istituzionale». Al netto del balletto tra accuse e smentite, il clima sulla riforma diventa incandescente.