Una lezione a toghe e politici

Toti rivendica non tanto e non solo la sua innocenza rispetto alle accuse, bensì il primato della politica intesa come servizio e missione

Una lezione a toghe e politici
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Non so come finirà la vicenda giudiziaria di Giovanni Toti, so che la memoria difensiva presentata ieri in aggiunta alle risposte date alle 180 domande che i magistrati gli hanno posto in quasi sette ore di interrogatorio sono uno straordinario documento politico sul quale varrebbe la pena che tutti, destra e sinistra, riflettessero seriamente. Nel documento, di cui pubblichiamo ampi stralci (il testo integrale lo trovate sul nostro sito Internet) Toti rivendica non tanto e non solo la sua innocenza rispetto alle accuse, bensì il primato della politica intesa come servizio e missione, nella fattispecie di una politica liberale che ha come obiettivo sbloccare tutte le energie utili alla crescita della comunità affidata dai lacci e laccioli che la imbrigliano fino al soffocamento. Era tanto tempo, troppo tempo, che un politico finito nel mirino della giustizia, invece che piagnucolare o abbassare la testa non rilanciava la palla in avanti: il compito di un amministratore - riassumo - è quello di dialogare con il mondo imprenditoriale, di mediare tra interessi a volte contrapposti, di trovare soluzioni il più possibile semplici a problemi complessi. E a farlo - dice il governatore - con chiunque abbia titolo, sia con chi ha finanziato a norma di legge il mio movimento sia con chi ha aiutato politici e partiti a me avversari (su questo fornisce pure un lungo elenco di interventi risolutori di problemi incancreniti). Il contenuto della memoria di Giovanni Toti pone un tema decisivo: le comunità vanno governate dai politici eletti o dai magistrati? Possono cioè essere giudicate penalmente scelte politiche semplicemente teorizzando che siano frutto di interessi privati? È possibile che rispettando le leggi un presidente di Regione possa governare come meglio crede senza dover rendere conto alla procura del perché e del percome? In democrazia l'ipotesi di reato deve essere chiara e circostanziata, non ipotizzata o teorizzata.

In democrazia la politica dovrebbe difendere il suo perimetro di azione da incursioni improprie e violente che nulla hanno a che fare con i reati, come sempre più appare il caso di Genova. A questo punto, se a Giovanni Toti non verrà restituita la libertà e con essa l'agibilità politica, non si può più parlare di arresto bensì di sequestro di persona e di ricatto da parte di un organo dello Stato.

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