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La nave madre di tutte le bufale

Il processo Open Arms, capostipite di tutte le bufale sui presunti soprusi contro i clandestini naufraga dopo sei anni

La nave madre di tutte le bufale
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I visitors della giustizia hanno perso in battaglia l'astronave madre. Il processo Open Arms, capostipite di tutte le bufale sui presunti soprusi contro i clandestini di un governo che tenta di fermare l'invasione illegale favorita a suon di miliardi negli ultimi vent'anni, naufraga - quello sì - dopo sei anni. Oltre 2.200 giorni durante i quali l'unico sequestro di persona è stato quello contro l'imputato: l'ex ministro dell'Interno Matteo Salvini. Reo - nel Paese dei Maranza e degli eurodeputati in fuga dai processi con l'immunità- di aver fermato la nave di una Ong lanciata verso le coste italiane con il solo obiettivo di sbarcare qui da noi tutto ciò che poteva. Quando voleva. Dove voleva. Chiamando «fascista» chi chiedeva spiegazioni. E invece no. Salvini aveva ragione. E ora l'architrave su cui si reggono le sentenze politiche che, un giorno sì e l'altro anche rispediscono in Italia gli immigrati illegali dal centro in Albania, liberano dai Cpr chiunque dia un colpo di tosse e insultano coloro che pretendono che in questo Paese e in Europa si entri quando la legge lo prevede, suonano come tante piccole Open Arms. Bufale politiche che nulla hanno a che fare con il diritto.

Che faranno ora i vari giudici alla Albano, i vari guru alla Albanese, i vari testimonial alla Ilaria Salis? Come una Flotilla al servizio della propaganda islamista, di chi occupa le case, di chi picchia e rapina la gente per strada, oggi si trovano senza un porto dove approdare, perché la sentenza della Cassazione, che lorsignori dovrebbero tenere sul comodino, dice che Salvini fece bene a fermare quella nave. E a non sbarcare chi pretende di arrivare senza averne titolo.

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