La decisione del tribunale di Firenze di annullare l'espulsione di un migrante tunisino perché, a detta dei giudici, la Tunisia non è un Paese sicuro, è stata presa da un collegio il cui presidente era Luca Minniti, toga di Area, corrente di sinistra. Insieme a lui hanno deciso anche la dottoressa Barbara Fabbrini (nella foto) e Massimo Sturiale. In base alla sentenza da loro emessa, la Farnesina avrebbe sbagliato il suo giudizio in merito alla valutazione di sicurezza del Paese Nordafricano e dovrebbe escluderlo dalla lista dei Paesi sicuri. Di Luca Minniti si è detto tanto ma anche il giudice Fabbrini, classe 1969, ha un profilo meritevole di attenzione, perché la dottoressa di origini aretine dal 2014 è stata parte dell'ufficio di gabinetto di Andrea Orlando, quando quest'ultimo è stato ministro della Giustizia con i governi Renzi e Gentiloni. Nello specifico è stata Capo dipartimento dell'organizzazione giudiziaria del personale e dei servizi e fin dall'arrivo di Orlando nel palazzo ministeriale è stata vicecapo di Gabinetto, fino alla chiusura del mandato del guardasigilli in quella legislatura. Impossibile non sottolineare che Orlando, membro fondatore del Partito democratico nel 2007, ha avuto una lunga militanza nel Partito comunista italiano, per la precisione nella corrente cosiddetta «migliorista» dell'ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, fin dalla giovane età.
La stessa giudice Fabbrini risulta essere posizionata a sinistra, al pari del suo collega Minniti, essendo referente di Area Toscana, stessa corrente del presidente del collegio che ha emesso la sentenza al centro dell'attenzione relativa al tunisino. Nella sua carriera, il giudice aretino ha sempre operato nell'ambito dell'innovazione tecnologica, con particolare focus sulle metodologie telematiche nei tribunali e nei processi. Non si è mai esposta pubblicamente su temi divisivi, a differenza del collega Minniti. Fabbrini si distanzia anche dalle posizioni di Iolanda Apostolico, che in nell'ambito della giustizia si è sempre mossa in autonomia, senza aderire ufficialmente mai a correnti, pur mostrando, sui suoi profili social, nettamente il suo orientamento politico con prese di posizione nette anche contro Matteo Salvini.
I due togati di Firenze, invece, nel loro privato hanno scelto di non esporsi politicamente ma, legittimamente, hanno scelto di unirsi a una delle associazioni più note della magistratura, il cui orientamento è ben noto.
In questi giorni, le «toghe rosse» sono tornate prepotentemente alla ribalta con le loro decisioni ma anche negli ambienti della magistratura sembra essere montato un certo fastidio e anche se dall'Anm lamentano uno «screening» delle toghe, alcuni giudici che preferiscono mantenere l'anonimato sono preoccupati per il contraccolpo sulla categoria a seguito delle informazioni emerse, in particolare ci tengono a ricordare che un togato non deve solamente essere imparziale con le sue sentenze ma deve anche apparire come tale in relazione ai suoi comportamenti. Purtroppo, i comportamenti di alcuni giudici rischiano di inquinare la percezione dei cittadini, minandone la credibilità.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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