
Le parole affidate da Giorgia Meloni all'intervista con il Tg5 di mercoledì sera hanno fatto rumore. Il premier non ha nascosto la sua sorpresa per l'archiviazione della sua posizione a fronte della richiesta di autorizzazione a procedere per i ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi, oltre che per sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano. "A me non sfugge che la riforma della giustizia procede a passi spediti e, diciamo così, ho messo in conto eventuali conseguenze. Io vedo un disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura", ha dichiarato il premier.
Parole che si riferiscono agli ultimi casi, in particolare quelli che coinvolgono l'ampia sfera della gestione dell'immigrazione clandestina, per citarne uno. Ma questo ragionamento non è piaciuto alla magistratura, benché sia noto e non segreto che al suo interno esistano correnti fortemente politicizzate. "I magistrati non fanno politica, fanno il loro mestiere ogni giorno nonostante insulti, intimidazioni e una campagna costante di delegittimazione che danneggia i fondamenti stessi del nostro Stato democratico", si legge in una nota della Giunta esecutiva centrale dell'Associazione nazionale magistrati (Anm). Citando l'articolo 101 della Costituzione, nel comunicato i magistrati scrivono che "La giustizia è amministrata in nome del popolo. I giudici sono soggetti soltanto alla legge" e per questo motivo, dicono, "La magistratura italiana continuerà a svolgere il proprio compito con profondo rispetto del mandato costituzionale. Non esiste alcun disegno avverso all'esecutivo, affermarlo significa non comprendere il funzionamento della separazione dei poteri dello Stato".
Lo scontro tra governo e toghe è acceso da tempo e non sembrano esserci margini di distensione. Il caso Almasri ha riacutizzato le tensioni a fronte delle parole del presidente dell'Anm Cesare Parodi, il quale in un'intervista radio ha dichiarato che "un processo, dove vengono accertati magari in via definitiva certi fatti, ha evidentemente una ricaduta politica neanche tanto indiretta sulle persone coinvolte", rispondendo a una domanda sul capo di Gabinetto del ministro della Giustizia, non presente agli atti. A queste parole ha replicato lo stesso Carlo Nordio, il quale ha dichiarato di considerare "queste affermazioni, fatte da un autorevole rappresentante Anm, una impropria ed inaccettabile invasione di prerogative istituzionali".
L'Anm, per bocca di Rocco Maruotti, pm e segretario generale dell'Associazione, dal Corriere della sera ha replicato all'intervista di Meloni al Tg5 facendo riferimento proprio alle parole del ministro e di altri esponenti di maggioranza: "Alla luce delle dichiarazioni della presidente del Consiglio Meloni forse si potrebbe obiettare che l'invasione di campo, in questo caso, sia da parte della politica, perché dice che i ministri hanno rispettato la legge, valutazione che compete all'autorità giudiziaria".