Magnini, 100 metri per un oro diviso in due

C i voleva una soluzione originale. Vincere, d’accordo. Ma come? Difficile trovare risposta in 100 metri che sono un soffio, un flash che ti immortala veloce. Filippo Magnini ha trovato la soluzione sbracciando e nuotando. Vincere in due, dividere una medaglia, anzi acchiapparla quando sembrava già persa. Anche stavolta mago delle trovate e del thrilling. Di nuovo re dei 100 metri stile libero: che bellezza e che sofferenza! Come non ringraziarlo? Nello sport non c’è nulla di più eccitante dell’imprevisto, la grande rimonta, l’impresa impossibile che si materializza di ora in ora, di minuto in minuto, di secondo in secondo, com’è stato appunto il suo caso. Magnini era settimo ai cinquanta metri, quinto a dieci metri inseguendo il canadese Hayden, l’americano Lezak, il brasiliano Cielo e l’australiano Sullivan, l’enfant du Pays di Melbourne. In cinque metri ha ingoiato uomini e acqua, la sua mano ha toccato e trasformato l’incredulità in realtà. Raccontò quel giorno: «Negli ultimi cinque metri ero stramorto». Così tanto da risultare stravivo, cinque secondi dopo. Campione in coppia per il mondo, campione doppio per noi italiani. Campione che non ha mai tradito la civetteria dell’indossare una cuffia color oro. Quel giorno Magnini ha tolto il fiato a tutti, prima di ritrovarlo per se stesso.

Vero imperatore della vasca dei 100 metri, avendo messo insieme due titoli mondiali e due europei. Tutto cominciò a Madrid nel maggio del 2004, tre anni da imbattuto in vasca lunga. Quel giorno a Melbourne ha fatto scoprire che il nuoto è anche un fatto di cuore. Saldo.

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