Benny Casadei Lucchi
Lui dice «ho vinto grazie alla determinazione che mi ha dato lei»; lei dice «penso a lui e ne traggo forza, i miei successi non valgono nulla in confronto al suo primo oro». Lui è Luca Marin, trionfatore venerdì nei 400 misti, lei è Laure Manaudou, cannibale delle piscine, due ventenni forti e passionali che agli europei vasca corta di Helsinki, con la loro storia damore e vittorie, continuano a catalizzare sguardi, applausi e attenzioni varie. Lei più di lui, visto che, ieri, la francesina ha di nuovo stravinto davanti a una rinata Pellegrini (5ª la Filippi) i 400 stile libero con annesso record mondiale (356"09). Meno male che a trionfare senza parlare damore, ringraziare questo e quellaltro ci pensa Filippo Magnini. Di nuovo oro nei 100 sl, oro che alla vigilia in molti speravano e che dopo le semifinali di venerdì in molti temevano lontano. «Ma ho vinto di testa», dice lui e più che un dire è un ringhio quello che si sente mentre guarda i tempi, mentre si strappa di dosso il costume, parte alta non bassa, sintende. «Avevo studiato tutto. Lui (lo svedese Nystrand, ndr) era più in forma fisicamente, per cui ho dovuto trovare la forma mentale giusta. Venerdì era andata male, ed è stato importante parlare molto con le persone amiche, ricevere molti sms». Risultato: vichingo beffato nellultima vasca. «E ora la testa è già ai 200 (oggi, ndr) - conclude Filippo -. Poi penserò solo ai mondiali di Melbourne. La dedica? A mio nonno Guido, che non cè più».
Unaltra che non parla damore e non ringrazia nessuno se non se stessa è Federica Pellegrini. «Un argento che vale oro, perché non è stato facile per me saltare gli europei di Budapest (subito fuori in batteria, ndr); finalmente sono davvero contenta per quanto ho saputo fare. Questa medaglia conta più di tutte, perché siamo in tre al mondo ad essere scese sotto il muro dei 4 minuti (e Federica ha abbassato il suo primato di oltre 3"), perché è il premio per tutto il lavoro di questanno. Ora, in un paio di anni (sottinteso, per i Giochi di Pechino, ndr) sarò pronta per battere la Manaudou. Sto arrivando... ».
Già, la francesina che turba i sogni di Marin, umilia le rivali in vasca e fa imbufalire i tifosi francesi e la propria federazione. Come ieri mattina quando in batteria ha nuotato e vinto con indosso (come aveva fatto ai campionati di Francia) la cuffia azzurra del fidanzato siciliano. Un po troppo per i galletti dOltralpe in questo lungo anno disgraziato nelleterna sfida sportiva con i cugini italici. Per la verità, la bella francesina lha fatta grossa e puntuale sono nate polemiche seguite da ammonimenti più o meno pesanti: «Che non si ripeta una cosa simile - hanno tuonato -. Ci auguriamo che nelle prossime gare sia sempre pronta una seconda cuffia». Fatto sta, la ragazza ha stravinto, centrato il record mondiale e appena toccato ha levato laffusolata manina verso le telecamere mostrando una scritta a pennarello sul palmo: «Amore». Niente da fare per i galletti, dovranno abituarsi a gioire dei suoi successi e ad arrabbiarsi per le sue intemperanze azzurro vestite.
Azzurri che ieri, comunque, non hanno avuto bisogno di gentili favori scenografici per esserci davvero: oltre a Magnini e alla Pellegrini, è infatti arrivato largento nei 50 rana di Alessandro Terrin, dietro al vincitore ucraino Lisogor. In tutto fanno cinque medaglie. La spedizione si è tolta il salvagente indossato troppo di fretta allesordio.