RomaAmedeo Laboccetta, è stato tirato in ballo nella vicenda della casa di Montecarlo, prima come amico di Fini e poi come componente della «squadra del fango» contro il presidente della Camera. Come si sente?
«Sto preparando la querela contro Repubblica. Questa cosa ha dellincredibile, anche perché se cè qualcuno che deve dei chiarimenti al Paese, questi sono Fini e la sua nuova amica. Sono loro a dovere spiegare questa vicenda».
Lei non ne sa niente?
«Lunica battaglia a proposito degli immobili che ho fatto è quella su un contratto di affitto per il palazzo dei gruppi parlamentari sottoscritto da Luciano Violante quando era presidente della Camera e poi confermato da Casini, Bertinotti e Fini. È costato 400 milioni, ma ne avremmo spesi al massimo 150 se avessimo fatto un mutuo per acquistarlo».
Per lappartamento di Montecarlo si parlava di cifre inferiori.
«Io lho letto dai giornali, anzi dal Giornale e, come tanti ex An, sono rimasto molto sorpreso. Pensare di coinvolgermi come uno che briga per creare problemi ha dellincredibile».
Impensabile perché lei era un finiano di ferro?
«La mia strada non coincide più con quella di Fini. Quando iniziò a lavorare al nuovo gruppo io gli dissi, da subito e a chiare lettere, che non condividevo questo percorso. Sono rimasto nel Pdl».
Con una storia tutta dentro lMsi e An.
«Certo, tanto che allinizio lidea di confluire nel Popolo delle libertà non mi piaceva. Fu Fini a convincere noi che eravamo perplessi. Dire che ho fatto tutta questa strada per fare ricatti a Fini o a Berlusconi non è rispettoso della mia storia. Sono una persona per bene che fa politica e vuole continuare a farla. Se Fini vuole invece continuare su quella strada, puntare sui kamikaze alla Bocchino, faccia pure. Ha scelto i suoi nuovi compagni».
Rovesciamo il gioco: chi ha ispirato «Repubblica» a tirarla in ballo?
«Lo hanno scritto chiaramente, sono ambienti vicini al presidente della Camera ad avere parlato di me».
E quegli ambienti lhanno presa di mira perché ha tradito il capo?
«Non lo so, certo è che da Bocchino e altri non sono mai stato considerato uno che poteva fare atti di acquiescenza. Ho la mia storia e, per piccola che sia, non la svendo per giochini di potere. Faccio il politico, sono praticamente il custode della Camera, arrivo il lunedì e vado via il venerdì, curo il territorio. Il fine settimana vado sempre a Napoli per parlare con elettori e militanti. Bocchino al contrario di me è bravissimo a fare i giochetti di Palazzo, ma la politica è unaltra cosa. Io ho nostalgia della politica e questi ragazzini non la sanno fare. Mi dispiace solo che sia stato tirato in ballo un imprenditore internazionale, Francesco Corallo, che mi onoro di conoscere».
Se hanno pensato a lei non sarà perché è di casa ai Caraibi e ci ha portato anche Fini?
«Ma io ai Caraibi ci vado da 14 anni perché mi piace San Martin e lo sanno tutti. Come tutti sanno che una volta ci sono andato con Fini, nel 2004. Venne a fare le immersioni e poi non cè più tornato. Almeno non con me».
Parlaste della casa?
«No, mai parlato di vicende immobiliari con Fini. Né ho prodotto fango contro nessuno, queste sono miserie umane e politiche che non posso accettare perché io vengo da unaltra storia».
Che però è la stessa di Fini. Lei che lo conosce, perché il conflitto con Berlusconi?
«Mi dispiace. È unaltra persona, non lo riconosco più. Glielho detto in tutti i modi, ho cercato di fermarlo e di convincerlo, lho incontrato pubblicamente e in privato, ma ho perso questa battaglia e lui è andato dallaltra parte. Ha rotto i rapporti con la destra politica, ma è stato miope. Berlusconi ha cambiato la storia dellItalia mentre lui sarà ricordato per avere tentato di distruggere la destra».
Lei ha detto che Fli è stalinista. Non è eccessivo?
«Preferisco Diliberto a Bocchino, che usa laggressione e la criminalizzazione in un modo che non si fa neppure con i peggiori avversari. Non appartiene alla storia del Msi e di An, dove le battaglie si facevano a viso aperto. Se lo ricorderà anche Fini, da ragazzi noi affrontavamo gli avversari in piazza, sempre faccia a faccia. Siamo stati emarginati per anni e ora che siamo in Parlamento ci ritroviamo rappresentanti da questi malati di estremismo».
E quando erano in An e prima ancora nel Msi, come erano i falchi Bocchino e Granata?
«Granata non me lo ricordo proprio, era nel partito a fasi alterne. Bocchino era il cavalier servente di Tatarella. Un portaborse, con rispetto parlando per i portaborse, perché a differenza degli altri lui dalla lezione del politico non ha appreso niente. Un cattivello, sarebbe rimasto parva materia se non fosse diventato lanima nera che ha portato Fini in un vicolo cieco dal quale penso non riuscirà più a uscire. Sono sicuro che se Tatarella fosse vivo tutto questo non sarebbe successo».
E ora invece si ritrova a querelare un giornale.
«Io non vorrei perdere tempo nei tribunali, anche perché ho altro da fare. Sono componente della commissione Antimafia e Bilancio. E poi so bene che sarà dura, visti i legami tra quel mondo e una parte della magistratura.
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