«Mai pensato né a Ronaldinho né a Kakà»

nostro inviato ad Appiano Gentile

Grosseto, Cagliari, Udinese, Sampdoria, Fiorentina, Parma, Roma, Inter, un anno al Middlesbrough e una stagione al Lucerna, sic, a 35 anni. Marco Branca calciatore vince poco, uno scudetto e una coppa Italia con la Samp, una Uefa col Parma, quando Cesare Maldini lo chiama in azzurro come fuori quota ad Atlanta ’96 lui ne mette dentro quattro in tre gare. Bravo ma resta poco. Si rifà da dirigente all’Inter entrato come osservatore nel 2002. Oggi è il responsabile dell’area tecnica, grande stratega della squadra campione del mondo.
E così c’avete provato con Ronaldinho... Bravi!
«Quando l’ho letto ci sono rimasto. Poi ho capito e mi è sembrata più la necessità giornalistica di riempire un vuoto piuttosto che una notizia».
Neanche un pensiero?
«Mi sembra non rientri nel nostro stile e mi sembra che in questi ultimi cinque anni lo abbiamo dimostrato. Nessun club ha mai vinto come l’Inter in un intervallo di tempo così breve, neppure il Barcellona».
Vabbé però con Kakà la trattativa prosegue?
«Mai pensato neppure per un istante a Kakà, mai presa in considerazione una eventualità del genere».
Ma come! La moglie parla continuamente di un ritorno a Milano...
«Probabilmente la moglie ha programmato con altre mogli una visita per lo shopping in città».
Ma chi cercate?
«Giovane, di talento, e in grado di stare in un gruppo. Quando trovo queste tre componenti in un giocatore allora mi sento in dovere di parlarne al presidente. Poi lui decide. Ma ci sentiamo competitivi anche così».
Andrea Ranocchia però è arrivato...
«Merito suo che ha recuperato in fretta da un brutto infortunio e poi anche colpa di quanto è successo a Walter Samuel. A quel punto non potevamo che pensare ad Andrea, un giocatore che merita tutta la nostra stima e ci aiuterà a mantenere alto il nostro livello. Ma Andrea sa che senza queste due componenti sarebbe arrivato a giugno, noi sul mercato siamo fermi, vigili come ci chiede il presidente ma riteniamo di essere molto competitivi anche così. L’obiettivo è spostato al termine di questa stagione».
E Alexis Sanchez? L’Udinese è pronta a trattare...
«L’Inter lo segue come lo seguono molte altre squadre. Qui si parla di una famiglia con cui ci sono rapporti personali da 23 anni, ho iniziato lì, non abbiamo problemi a sentirci, ma ripeto che il nostro mercato partirà a giugno».
E sul diciottenne Castaignos del Feyenoord, cosa ci dice?
«È uno dei giovani che seguiamo, tutto vero quello che è stato scritto. Ho parlato con Leo Beenhakker, il direttore sportivo del Feyenoord, e su Luc Castaignos è stato varato un progetto in comune accordo. È un ragazzo di diciotto anni, potremmo anche chiudere la trattativa ora, oppure a giugno, oppure addirittura il prossimo anno, ma al momento lui resta lì. Quando si trattano giocatori così giovani occorre pazienza da parte di tutti, vediamo, non c’è fretta, occorre pazienza».
Quella pazienza che non c’è stata con Mario Balotelli?
«Lui è nel posto giusto con l’allenatore giusto. Noi siamo soddisfatti di questa operazione. Meglio di così non poteva pretendere, Mancini è l’unico al mondo che lo possa capire. È Mario che deve avere pazienza, ha una grandissima opportunità, al City può fare grandissime cose, capirlo sarebbe un suo grande segnale di maturità».
Dietro non c’è un po’ di timore che finisca al Milan?
«Per noi Balotelli è un capitolo chiuso».
Ma questa storia della clausola sul contratto di cessione al City, cos’è?
«Nessuna clausola sul suo contratto, non avrebbe avuto senso e soprattutto non avrebbe avuto alcun valore. Mario Balotelli può andare a giocare nella squadra che vuole e poi ormai ha anche un ingaggio importante, non rientra più nelle nostre strategie».
Neanche una riga nel caso passasse al Milan?
«Niente di niente, assolutamente.

C’è solo un impegno da parte del Manchester City che, nel caso dovesse avere l’esigenza di cedere il giocatore, ci deve avvisare e a parità di offerta, il giocatore torna da noi».
Quindi...
«Quindi cosa? Balotelli per noi è un capitolo chiuso».

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