Milano E chissà come fa a seguire tutto. Antonello Piroso è il direttore del telegiornale di La 7, conduce Niente di personale e si occupa anche di Omnibus, che va in onda in diretta ogni mattina. Sarà lentusiasmo: «Stiamo vivendo un ottimo momento» dice. Oppure la scuola di Lamberto Sechi a Panorama, dove ha esordito tanti anni fa.
Piroso, facciamo un bilancio.
«Sono stati zittiti i profeti di sventura che volevano La7 in liquidazione o addirittura in chiusura».
Chiambretti e la Bignardi hanno fatto le valigie: era naturale ipotizzare un tracollo.
«Intanto se loro hanno trovato altri lidi, vuol dire che La7, come dire, fa curriculum».
Il marchio di La7?
«Facciamo più informazione e approfondimento. Costa meno delle fiction o dei reality ma rende molto in immagine».
Ma che informazione è?
«Siamo liberal, crediamo nella polifonia. Nel mio molto piccolo sono tra i soci fondatori di questa La7 da quando ci fu il passaggio da Colaninno a Tronchetti Provera. Allora cerano solo Ferrara e Lerner. Adesso guardi un po».
Cè il suo «Niente di personale».
«Facciamo il 3,4 per cento».
Non sarà mica chissà cosa.
«Mi viene in mente quella celebre frase di Enrico Cuccia: certe azioni non si contano ma si pesano».
Sì ma comè linformazione de La7?
«Mettiamola così: siamo come un saloon nel quale buoni e cattivi entrano dopo aver deposto le armi. Qui discutono. Poi quando escono tornano alle loro battaglie».
E il suo tg?
«È ecumenico e sobrio. Voglio un giornalismo cartesiano: prima i dubbi e poi le certezze. Mi sento un giornalista del dubbio».
Mai avuto pressioni?
«Mai, organizzo i miei programmi in totale libertà».
Ma allora la libertà di stampa non è così in pericolo come si dice?
«Macché. Non vorrei che alcuni, non tutti per carità, di quelli che si dichiarano preoccupati in realtà lo facciano per poi sembrare eroi quando aprono bocca».
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