Mai visto un pittore così cane (ma guardate che capolavori)

Dopo i grandi pittori della storia come Giotto, Leonardo e Caravaggio, vi presentiamo i nuovi «pittori moderni»: gli animali! Secondo il critico d’arte inglese John Ruskin «l’arte nasce dal desiderio di un’anima di comunicare con un’altra». Sono in molti a credere che gli animali non possiedano un’anima, e qualcuno purtroppo ancora oggi afferma che le «bestie» non hanno intelligenza e non sono in grado di comprendere sentimenti come: rabbia, solitudine, dolore, gioia, amore e amicizia! Non è vero, i loro dipinti sono il frutto di un’intelligenza che vuole comunicare le loro emozioni. Il primo artista non umano a destreggiarsi nell’uso di colori e pennelli fu una scimpanzé di nome Alpha. Paul Schiller scrisse di lei che preferiva dipingere anziché correre a nutrirsi e non riusciva ad abbandonare il dipinto fino ad opera compiuta. Poi venne Congo, uno scimpanzé che sotto la guida dell’etologo Desmond Morris (scrisse in proposito il libro The Biology of Art) fu il primo animale ad esporre i suoi dipinti, oltre 400, in una galleria d’arte, l’Istituto d’Arte Contemporanea di Londra, ed uno di essi fu venduto a 25.000 sterline; anche Picasso ne comprò uno e Mirò si disse disposto a barattare un suo disegno con quelli del suo collega scimpanzé. Se Congo veniva privato degli strumenti per dipingere mentre era assorto nel suo lavoro, urlava e li pretendeva indietro.
Altri pittori famosi furono Koko e Michael, due gorilla, anche a loro fu dedicata una mostra presso la Terrain Gallery di San Francisco. La loro arte è stata definita un espressionismo astratto. I loro dipinti ritraggono l’amore, la rabbia, ma anche oggetti di vita quotidiana, compagni di giochi, come il cane Apple o i gorilla stessi. Ogni dipinto venne intitolato dall’«autore» con spiegazione, quindi non necessitano di interpretazioni. Questo dovrebbe indurci a considerazioni profonde e rivalutare gli altri esseri viventi. Anche gli elefanti hanno dimostrato di avere un’intelligenza e una sensibilità «umana». Negli anni ’80, venne scoperto il talento artistico di Siri, una elefantessa del Burnet Park Zoo (New York). Scarabocchiava con un sasso sul pavimento della gabbia, venne così incoraggiata la sua dote artistica fornendole tele, colori e pennelli. Curioso fu quando alcuni quadri di Siri vennero inviati ad un famoso critico d’arte, Jerome Witkin, senza rivelare l’identità dell’artista: li definì «eccezionali, emana da questi quadri una forza positiva e ricca di tensione, così controllata da risultare incredibile. È un’opera così delicata, così intensa». Messo di fronte all’autore, non si imbarazzò affatto, ma disse: «L’essere umano è talmente egocentrico da non considerare la possibilità di un’espressione artistica in altri esseri viventi». Oggi sono molti gli elefanti-artisti, è nato perfino «The Asian Elphant Art & Conservation Project». Molti critici hanno definito i loro dipinti «lirici, energici e bellissimi, vere opere d’arte» e non un’insieme di colori messi sulla tela senza un significato, con pochi tratti sanno raffigurare addirittura se stessi. Conferma Mainardi, famoso etologo italiano, che «questo comportamento non è cosa da poco, perché sembra indicare consapevolezza e intenzionalità».
Non poteva mancare un cane pittore: Sam, un meticcio del Maryland, riesce a piazzare i suoi quadri, astratti, per migliaia di dollari e predilige colori accesi; l’artista canino ha già esibito in alcune gallerie di New York con grande successo. E che dire di Smithfield? È un simpatico maialino della Virginia con la passione della pittura: i suoi quadri vanno a ruba ed il ricavato delle vendite va in beneficenza. Il panorama dei nuovi pittori si è allargato chiamando in causa nientemeno che un cavallo: Cholla vive in Nevada e pare che le sue opere siano indistinguibili da certa pittura astratta umana, tant’è che, tenendo segreto l’autore, ha ottenuto premi e riconoscimenti.

Si avvicina spontaneo al cavalletto, prende tra i denti il pennello e dipinge, ma se il pennello è storto se lo aggiusta fino a che l’ha ben posizionato. C’è ancora tanto da scoprire, sicuramente non è scandaloso condividere con altre creature il piacere d’una ludica esplorazione: forse potremmo avere l’umiltà di trattare ciò che non conosciamo con un maggiore rispetto.

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