Si stimavano, davvero, in Senato e fuori. Obama vedeva in McCain un politico capace di traghettare i repubblicani fuori dalle logiche di partito, l'eroe della guerra del Vietnam considerava il senatore di colore l'epigono di una nuova generazione di parlamentari democratici aperti di spirito e indipendenti. Ma ora, di quei sentimenti non c'è più traccia. Obama e McCain, spinti dai rispettivi spin doctor, abbandonano il galateo e giorno dopo giorno abbassano il tono del confronto. Insulti, colpi bassi, bugie, spot che mirano solo a distruggere l'avversario, secondo i dettami della pubblicità negativa, vietata in Europa ma permessa negli Usa.
E non sarà certo la tregua di 24 ore concordata nell'anniversario degli attentati dell'11 settembre a rasserenare gli animi; anche perché la vigilia è stata segnata da una nuova, furibonda polemica provocata da Obama. «I repubblicani promettono il cambiamento, ma il loro candidato ha sostenuto George Bush nel 90 per cento dei casi e ciò cosa dice sul suo conto? Che si può incartare un vecchio pesce con una carta chiamata cambiamento, ma quel pesce continuerà a puzzare», ha dichiarato in un discorso in Virginia, corredato da una frase esplosiva. «Un maiale con un rossetto resta sempre un maiale».
Molti, probabilmente non a torto, l'hanno letta come un attacco a Sarah Palin, che alla Convention di St. Paul si era definita «un pitbull col rossetto». I repubblicani ne hanno approfittato per diffondere un video che ripropone la dichiarazione di Barack e si conclude con questo slogan «Pronto a guidare? No. Pronto a infangare? Sì». Ma l'ufficio stampa del candidato democratico ha respinto le insinuazioni, ricordando che l'espressione è molto comune nella lingua inglese ed è stata usata diverse volte in questa campagna, persino da McCain per criticare la riforma sanitaria proposta dalla Clinton e la scorsa primavera nessuno si indignò. Ma allora Hillary non aveva fatto alcun riferimento al rossetto. Gli spin doctor progressisti avevano bisogno di riconquistare l'attenzione dei media e hanno senz'altro centrato l'obiettivo, ma la mossa rischia di essere controproducente o, addirittura, fatale.
Se la maggior parte delle elettrici giudicasse la battuta volgare e maschilista, Obama vedrebbe crollare drammaticamente le possibilità di conquistare la presidenza; a meno di altri scandali. Ad esempio, quello sui tentativi della Palin di far licenziare per vendetta l'ex cognato. Oppure le voci su un suo presunto amante e quelle sui figli: un debole per la droga Trax, per l'alcol Bristol. Poco importa che trovino le prove, basta il sospetto, perché in questa campagna le bugie diventano verità, soprattutto quelle propagate negli spot televisivi.
McCain ieri ne ha diffuso uno in cui sostiene che il suo rivale intende promuovere l'educazione sessuale negli asili e da mesi lo accusa di voler alzare le tasse. Entrambe le accuse sono false, ma, perlomeno la seconda è convincente: il 51 per cento dei cittadini pensa che il candidato democratico aumenterà le imposte, mentre in realtà intende abbassarle per i redditi sotto i 200mila dollari.
E Barack? Continua a proporre il filmato in cui McCain afferma che l'economia è fondamentalmente solida, dimenticandosi di precisare che risale a molti mesi fa, quando la crisi economica non era così grave. E via così, di frottola in frottola verso la Casa Bianca.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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